Pechino con l’Egitto per “portare stabilità”. Biden stasera parla alla Nazione. Netanyahu: “da Usa aiuti militari giganteschi”
La politica mondiale tiene gli occhi puntati su Israele e la Striscia di Gaza.
Dopo la visita di Joe Biden avvenuta ieri, oggi 19 ottobre il primo ministro britannico Rishi Sunak è atterrato a Tel Aviv per incontrare il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Voglio che sappiate che io e il Regno Unito siamo dalla vostra parte» ha detto il premier britannico dopo l’atterraggio, condannando “gli indicibili e orribili atti di terrorismo”.
Durante il confronto tra i due leader, Netanyahu ha detto a Sunak: «voi avete combattuto 80 anni fa i nazisti, ora dobbiamo combattere insieme Hamas che è il nuovo nazismo. E una battaglia per il futuro: da una parte c’è l’asse del male con l’Iran, dall’altra la forza del progresso. Questa è la nostra ora buia, l’ora più buia del mondo».
«Sono orgoglioso di essere qui al vostro fianco nell’ora più buia di Israele – la replica del premier britannico in conferenza stampa. – Saremo solidali con voi, saremo al fianco del vostro popolo. Vogliamo la vostra vittoria».
Sunak ha poi incontrato anche il presidente israeliano Isaac Herzog esprimendo “solidarietà a voi e al vostro Paese dopo aver subito qualcosa di indicibile, un barbaro atto di terrorismo“. Il premier britannico ha aggiunto che “dovremmo chiamarlo per quello che è, un atto di terrorismo perpetrato da un’organizzazione terroristica malvagia, Hamas. Saremo al fianco di Israele. Saremo al vostro fianco in solidarietà con il vostro popolo e con il vostro diritto di difendervi, di riportare la sicurezza nel vostro Paese, di garantire il ritorno sicuro degli ostaggi che sono stati presi. E so che ne parleremo ancora” e poi ha ringraziato per “il sostegno che il governo israeliano ha fornito alle famiglie dei cittadini britannici che sono stati coinvolti in questa tragedia. Lo apprezzo molto. E so che continueremo a collaborare strettamente e a sostenere i vostri sforzi per garantire il ritorno in sicurezza di tutti gli ostaggi che Hamas ha crudelmente preso“.
A proposito dell’esplosione dell’ospedale Al-Ahli a Gaza l’ambasciatore israeliano presso l’Ue e la Nato, Haim Regev, ha sostenuto che “non è il momento per un’indagine internazionale” e ha aggiunto che “il responsabile è Hamas e noi abbiamo mostrato le prove per quanto possibile poiché non possiamo condividere pubblicamente tutte le informazioni: spero che vi fidiate più di noi, di un Paese democratico, che di un’organizzazione terroristica“.
La posizione dell’Egitto
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, ha dichiarato: «sottolineiamo la necessità di porre fine alla guerra a Gaza, ma anche di fornire immediatamente aiuti, contenere l’escalation e impedirne la diffusione in altre aree». Shoukry ha confermato la necessità di “promuovere sforzi coordinati a livello internazionale per sollecitare le parti a dare priorità all’immediata cessazione dell’escalation“, sottolineando che è “importante astenersi dal colpire obiettivi civili ed impegnarsi ad attuare le disposizioni della normativa internazionale e del diritto umanitario“.
Scontro Cina-Usa su risoluzione Onu
Gli Stati Uniti hanno posto il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu sulla richiesta di “pausa umanitaria” nel conflitto tra Hamas e Israele. La Cina si è detta profondamente delusa.
La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha dichiarato: «la Cina è profondamente delusa dall’ostruzione da parte degli Usa all’adozione da parte del Consiglio di sicurezza di un progetto di risoluzione sulla questione palestinese. Il Consiglio deve poter svolgere il suo ruolo nel raggiungere un cessate il fuoco e fermare la guerra».
Dalla Cina intanto arriva solidarietà all’Egitto: Xi Jinping ha dichiarato che Pechino “spera di collaborare” per “portare maggiore stabilità in Medioriente”.
Le reazioni in Occidente
Si continua a indagare su quanto accaduto all’ospedale di Gaza. Il sottosegretario generale Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, in un’intervista alla Cnn ha dichiarato che le Nazioni Unite “vorranno sicuramente condurre le proprie indagini” sul massacro, indagini che dovrebbero “essere fatte molto presto e molto rapidamente”.
Il presidente Usa Joe Biden parlerà alla Nazione questa sera sulla “risposta all’attacco terroristico di Hamas a Israele e sulla brutale guerra della Russia in Ucraina”. Negli States ha fatto scalpore anche la decisione di dimettersi di un dirigente del Dipartimento di Stato nell’ufficio che sovrintende ai trasferimenti di armi in aperto contrasto con la decisione di inviare armi a Israele. Josh Paul nella lettera parla di un “cieco sostegno a una parte” dell’amministrazione Biden che sta provocando scelte politiche “miopi, distruttive, ingiuste e contraddittorie rispetto agli stessi valori che sosteniamo pubblicamente“. Paul ha aggiunto inoltre che “la risposta che Israele sta dando, e con essa il sostegno americano sia a quella risposta che allo status quo dell’occupazione, porterà solo a sofferenze maggiori e più profonde sia per il popolo israeliano che per quello palestinese” e di temere “che stiamo ripetendo gli stessi errori commessi negli ultimi decenni e mi rifiuto di farne parte per un periodo più lungo“.
Sulla situazione il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che per neutralizzare Hamas è necessario “dare una speranza al popolo palestinese”. «La direzione non può che essere una: andare verso una soluzione che rispetti la sicurezza e le aspirazioni di due popoli. Molti dicono che una soluzione per uno Stato palestinese è ormai praticamente impossibile: non voglio crederci, la volontà politica può offrire ancora soluzioni».
Diplomazia dal mondo islamico
Il presidente dell’Iraq Abdul Latif Rashid ha dichiarato: «il terrorismo va sempre condannato in tutte le sue forme, soprattutto quando prende di mira i civili. Per questo dobbiamo tentare in tutti i modi di fermare i bombardamenti e rispettare i civili a Gaza. Il conflitto, non mi stancherò mai di ripeterlo, si risolve tornando alle risoluzioni dell’Onu e alle trattative e all’applicazione di due popoli e due Stati. Il terrorismo è un male e fa male a tutti. Ed è dovere della comunità internazionale e del Medioriente arginarlo in ogni sua forma».
di: Micaela FERRARO
FOTO: EPA/SIMON WALKER