Il tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni” è accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato in una clinica svizzera Romano ed Elena Altamira
Dalla Procura di Milano arriva la richiesta di archiviazione dell’accusa di aiuto al suicidio per il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni Marco Cappato in relazione a due casi. Cappato aveva accompagnato in una clinica svizzera due persone per il suicidio assistito, autodenunciandosi nel capoluogo lombardo.
Nello specifico si tratta di Romano, un ex giornalista e pubblicitario di 82 anni con una grave forma di Parkinson, ed Elena Altamira, 69enne malata terminale di cancro.
Ora il gip dovrà decidere sull’istanza, formulata e depositata dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, arrivata dopo indagini che si sono servite di accertamenti medico-legali, filmati e testimonianze.
In Italia il suicidio assistito è legale quando la persona che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, considerata fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, pienamente capace di prendere decisioni consapevoli e libere. La persona, inoltre, deve essere tenuta in vita artificialmente da trattamenti di sostegno vitale.
Quest’ultima condizione, però, non era presenti nei casi di Romano e Altamira, che Cappato ha accompagnato nella clinica Dignitas a Zurigo. Secondo i pm Cappato non ha commesso il reato di aiuto al suicidio, “ma anzi” – sei legge nella richiesta di archiviazione, riportata dall‘ANSA – ha permesso “il concreto esercizio del diritto all’autodeterminazione” di due persone che non erano “in grado di esercitarlo autonomamente”.
di: Francesca LASI
FOTO: ANSA/MATTEO CORNER