BRANDIZZO

Si tratterebbe di quattro dirigenti della Sigifer e la stessa società

Il numero degli indagati per la strage di Brandizzo, in cui sono morti cinque operai, sale a 6.

Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche quattro dirigenti della Sigifer, l’azienda per cui lavoravano le vittime., e la società stessa. L’ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario.

Finora erano indagati il tecnico di Rfi Antonio Massa e il caposquadra della Sigifer Andrea Girardin Gibin.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in un’informativa in merito all’incidente ha chiesto “che ogni responsabilità venga chiarita al più presto“, e che “le responsabilità che emergeranno non possano rimanere impunite“. Rivolgendosi all’Aula della Camera “che giustamente ha il diritto di dividersi su tanti fronti” Salvini ha chiesto che “sul tema della sicurezza del lavoro si unisca e metta a disposizione delle istituzioni tutte quello che potrà essere fatto per evitare tragedie come questa“.

Intanto, a LaPresse un un operaio di un’impresa specializzata nella manutenzione delle ferrovie (come la Sigifer) ha spiegato che “quello che è successo a Brandizzo è la ‘routine’: quel tipo di lavoro si fa sempre prima dello stop dei treni, non ricordo una volta in cui io stesso non l’ho fatto, in cui non ho accantonato roba vicino al binario pur sapendo che passavano ancora i treni“. Anche un secondo lavoratore aggiunge che “come hanno fatto loro era esagerato, ma di solito si porta materiale sul posto anche tra un treno e l’altro. Però, c’è gente competente che ti chiama, che ti avverte degli orari. Io è dal 2005 che faccio la notte e quando mi dicono di farlo, lo faccio“. I lavoratori poi sottolineano che ad esempio i lavoratori interinali “sono più ricattabili in tante cose” e non hanno la possibilità di opporsi a certe scelte, così “trovi ragazzi non formati che non dicono di no perché non sanno cosa effettivamente sia pericoloso. Non fanno corsi prima di assumere, fanno un corso di sicurezza in cui gli dicono di non andare in mezzo ai binari, sì, ma poi gli dicono di fare una cosa pericolosa e quelli la fanno perché non hanno la giusta consapevolezza o magari hanno paura di essere lasciati a casa la volta dopo“.

di: Francesca LASI

aggiornamento: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO:  ANSA/ALESSANDRO DI MARCO