Aumenta la povertà sanitaria in Italia, +10%

È in corso lo sciopero nazionale dei medici, dei dirigenti nazionali e degli infermieri. Dalle 24 del 5 dicembre e per 24 ore il personale sanitario incrocia le braccia, con 1,5 milioni di prestazioni a rischio: la stima è del sindacato Anaao Assomed.

Fra le prestazioni a rischio ci sono gli esami di laboratorio e le visite specialistiche (circa 30mila), ma anche gli interventi chirurgici, almeno 30mila compresi quelli programmati che potrebbero subire un rinvio. Garantite le prestazioni urgenti.

Dalle 11.30 è previsto anche un sit in a Roma in piazza Ss Apostoli, e altre manifestazioni si volgeranno in tutte le principali città italiane.

Registi dello sciopero sono Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e, per il comparto, il sindacato Nursing Up. Si prevede l’adesione di almeno metà degli iscritti alle sigle, che protestano per aumentare le assunzioni, per una detassazione della retribuzione, per la cancellazione dei tagli alle pensioni. Fra i motivi dello sciopero anche la depenalizzazione dell’atto medico e la richiesta di nuove risorse per il rinnovo del contratto di lavoro.

La realtà ha superato le previsioni: l’adesione dello sciopero nazionale dei medici, in tarda mattinata, ha raggiunto l’85% della partecipazione.

L’opposizione in piazza con i medici

Presente in piazza anche il leader di Azione Calenda, che appoggia le ragioni dello sciopero dei medici: «sono quattro anni che noi chiediamo che ogni euro disponibile del bilancio pubblico venga destinato alla sanità e alla scuola – dice alla manifestazione. – La sanità italiana si sta dissolvendo, nel frattempo abbiamo speso 150 miliardi in bonus edilizi. E non abbiamo preso 38 miliardi di Mes sanitario. È un suicidio. Il suicidio del welfare italiano».

Cresce la povertà sanitaria

Il comparto sanitario soffre, non solo dal lato di chi eroga i servizi ma anche dal versante di chi ne usufruisce. Lo conferma l’11esimo rapporto Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci del Banco Farmaceutico e Aifa, secondo cui nel 2023 in Italia quasi 430mila persone hanno dovuto chiedere aiuto a realtà convenzionate per ricevere gratuitamente cure e farmaci.

Un dato in crescita del 10% rispetto all’anno scorso, che fotografa una situazione di grave crisi per migliaia di famiglie italiane che non riescono a fronteggiare le più basiche spese mediche.

Il tutto, a fronte di un aumento delle spese sanitarie e farmaceutiche a carico delle famiglie, che in 6 anni dal 2017 al 2022 sale a 1,84 miliardi di euro (+22,8%).

Il presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets Sergio Daniotti spiega che “tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari“.

Un ruolo sempre più cruciale è svolto dal terzo settore, che rappresenta circa un quinto del totale delle strutture sanitarie e senza il quale “non solo l’Ssn sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: CIRO FUSCO / ARCHIVIO / ANSA