ponte morandi

Danilo Coppe ha spiegato in aula che venne contattato per la possibile demolizione

Secondo quanto emerge dal racconto di Danilo Coppe, esperto di esplosivi, nel 2003 si parlava di una possibile demolizione del Ponte Morandi di Genova. Alla base della scelta gli elevati costi di manutenzione

«Mi dissero che ne avrebbero costruito un altro. Poi la demolizione non si fece perché ritenuta troppo complessa – racconta Coppi in aula. – Mi contattarono da Roma per sapere il costo, dicevano che la manutenzione costava troppo e ne sarebbe stato costruito uno più a monte, verso Bolzaneto, non so se si riferissero alla Gronda. Ma l’operazione fu ritenuta evidentemente troppo complessa e costosa e non se ne fece nulla. Poi nel 2018 mi hanno chiamato per abbattere i resti».

Aggiunge Coppi: «per l’importanza dell’opera a Genova pensai di dover demolire la Torre di Pisa. Mi spiegarono che mantenerlo costava una barcata di soldi, circa due milioni di euro. Fui una Cassandra, nella nostra relazione scrivemmo che la demolizione era fattibile, per almeno l’80% della volumetria, il mezzo più sicuro ed economico era l’uso degli esplosivi. Il problema erano tutte le operazioni complementari. Sotto il viadotto infatti c’erano diversi edifici e passavano linee ferroviarie, elettriche, gasdotti, strade provinciali e comunali. Bastava un’opposizione di un solo ente perché si bloccasse tutto. Bisognava pensare all’americana, lavorare con elasticità mentale».

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: ANSA/LUCA ZENNARO