Il maggiore dei fratelli condannati per i 23 omicidi chiede il diritto di parola: “non mi si vuole dar voce”
Nessuna matrice politica per gli attentati della Uno Bianca. A riaprire il dibattito sul caso è il capo della banda Roberto Salvi, che sta scontando l’ergastolo a Bollate. Salvi, ex poliziotto, è stato arrestato nel 1994 insieme agli altri membri del gruppo con cui uccise 23 persone e ne ferì oltre 100 fra Emilia-Romagna e Marche.
Salvi prende la parola attraverso il suo legale dopo che lo scorso anno si era attribuito alcuni attentati di matrice di estrema destra commessi negli anni ’70 a Rimini.
«Tramite il mio difensore ho manifestato l’intenzione di rilasciare una intervista a Cantiere Bologna – afferma Salvi. – Il dottor Giampiero Moscato ha inoltrato la richiesta alla Direzione del carcere, ma non ho avuto risposta. Nonostante siano trascorsi 29 anni dal mio arresto, con ogni evidenza non mi si vuole dare voce».
«La mia storia personale, risalente agli anni ’70, del tutto sconosciuta ai miei coimputati, nulla ha a che vedere con i fatti per i quali sono stato giudicato e condannato» prosegue il capo della banda.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA