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Nei giorni scorsi sono state registrate alcune esplosioni nella regione che hanno provocato almeno 6 morti

Da quanto si apprende da Ria Novosti l’Azerbaigian ha avviato un’operazione “antiterroristica” nel Nagorno-Karabakh.

Nella zone della regione separatista nei giorni scorso erano morte almeno 6 persone a causa di diverse esplosioni in miniere, secondo quanto annunciato dalle autorità azere, a perdere la vita sono stati quattro agenti di polizia e due civili.

Secondo l’Azerbaigian le esplosioni sono state opera dei “gruppi di sabotaggio”. Secondo il ministero della Difesa dell’Azerbaigian “le posizioni in prima linea e i punti di fuoco a lungo termine delle formazioni delle forze armate armene, così come le risorse di combattimento e le strutture militari, sono disabilitate dall’uso di armi ad alta precisione“.

I separatisti filo-armeni della regione hanno dichiarato che l’Azerbaigian ha “violato il regime di cessate il fuoco lungo tutta la linea di contatto lanciando attacchi missilistici e di artiglieria“, come riferisce Interfax. La stessa agenzia riporta le parole del premier armeno, Nicol Pashinian, che sostiene le forze di Baku abbiano dato inizio a “un’operazione di sfondamento” nella regione per prendere il controllo dell’enclave armena.

Nonostante la popolazione della regione sia prevalentemente armena, la comunità internazionale riconosce l’area sotto il controllo dell’Azerbaigian. Al momento, il controllo sul territorio è comunque in mano al potere armeno, non riconosciuto dalla controparte, che accusa Baku di aver violato il regime del cessate il fuoco “lanciando attacchi missilistici e di artiglieria“.

La notizia di una attacco delle truppe azere come rappresaglia rispetto alle esplosioni di ieri è confermato da diverse immagini diffuse dai media armeni e sui social. Mentre Baku assicura di mirare solo a obiettivi militari e non a strutture civili, Erevan afferma di non avere proprie forze in Nagorno-Karabakh. Secondo quanto riporta Interfax almeno due civili, tra cui un bimbo, sarebbero morti sotto le bombe dell’Azerbaigian.

L’assistente del presidente dell’Azerbaigian, Hikmet Hajiyev, alla tv turca Trt, ha dichiarato: «ci riferiscono che i compiti principali sono prossimi al completamento. Gli obiettivi militari che avevamo identificato in precedenza sono già stati neutralizzati. In seguito, come previsto, le operazioni continueranno in modo mirato, su scala più limitata».

Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha condannato su X la violenza e aggiunge: «è urgente riprendere il dialogo tra gli armeni di Baku e del Karabakh. Questa escalation militare non deve essere usata come pretesto per forzare l’esodo della popolazione locale. È necessario fermare la violenza per creare un ambiente favorevole ai colloqui di pace e di normalizzazione. È necessario un impegno genuino da parte di tutte le parti per lavorare verso risultati negoziati. L’Ue resta pienamente impegnata a facilitare il dialogo». Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sul social ha chiesto all’Azerbaigiana di interrompere “immediatamente” l’operazione militare, spiegando che “notizie devastanti arrivano oggi dall’ex oblast del Nagorno-Karabakh. Le azioni militari dell’Azerbaigian devono essere immediatamente interrotte per consentire un dialogo autentico tra gli armeni di Baku e del Karabakh“.

L’ambasciatrice dell’Armenia in Italia, Tsovinar Hambardzumyan, ha dichiarato: «oggi l’Azerbaigian ha avviato un massiccio attacco non provocato contro il Nagorno-Karabakh, colpendo città e civili su larga scala. Dopo aver imposto un blocco totale, per circa 9 mesi, sottoponendo la popolazione di 120.000 armeni alla fame e sofferenze morali e psicologiche, ora l’Azerbaigian li sta prendendo deliberatamente di mira per eliminarli. Gli appelli della comunità internazionale non hanno prodotto nessun risultato. Ilham Aliyev ha ignorato tutti gli avvertimenti e tutti gli appelli della comunità internazionale».

di: Flavia DELL’ERTOLE

aggiornamento di: Marianna MANCINI

FOTO: EPA/MAXIM SHIPENKOV