Sullo sciopero indetto dai benzinai: “il governo non fa scaricabarile”
«Noi lavoriamo per dare priorità alla crescita. Per rispondere alle attese bisogna generare una ricchezza da distribuire, altrimenti si distribuisce la povertà». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Tg1.
«Con la legge di bilancio, abbiamo prima dovuto mettere in sicurezza il tessuto produttivo e le famiglie dal caro bollette. Dopodiché, avevamo orientativamente 10 miliardi e avevamo due strade – ha dichiarato Meloni – tagliare le accise per tutti, anche per i ricchi, oppure concentrare quelle risorse sul taglio del costo del lavoro, sulle decontribuzioni per i neo assunti, sui soldi alle famiglie per la crescita dei figli. Abbiamo fatto questa seconda scelta perché secondo noi è un moltiplicatore maggiore».
In merito allo sciopero indetto dai benzinai ha dichiarato: «domani il governo incontrerà la categoria per ribadire che non c’è nessuna volontà di fare scaricabarile, io anzi ribadisco che la gran parte dei benzinai si sta comportando con grande responsabilità e forse proprio a loro tutela occorre individuare chi non dovesse avere la stessa responsabilità. Però voglio dire che occorre anche mettere la categoria al riparo da certe mistificazioni, perché quando si parla per settimana del prezzo della benzina a 2,5 euro quando il prezzo della benzina medio è 1,8 euro diciamo che non si aiuta».
La premier incontra i vertici del Mes
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti hanno incontrato a Palazzo Chigi il Direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) Pierre Gramegna e il Segretario generale Nicola Giammarioli. Lo ha riferito Palazzo Chigi.
La premier avrebbe avanzato la richiesta di “introdurre possibili correttivi” e avrebbe sottolineato “l’anomalia di uno strumento economico-finanziario che, pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti nonostante la difficile congiuntura economica nella quale si trovano. Situazione che, a giudizio di molti e viste le diverse criticità che permangono, non sembra destinata a cambiare a seguito della riforma del Mes”.
di: Francesca LASI
FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI