Polemiche in Commissione Bilancio per la mancata presentazione degli emendamenti del Governo

Con i tempi che stringono, in commissione Bilancio al Senato si discute la Manovra 2024. Nella mattina del 12 dicembre le opposizioni hanno lasciato in modo compatto la seduta, poco dopo l’inizo dei lavori. Intanto dalle 15 è in corso un vertice di maggioranza sulla manovra presieduto da Giorgia Meloni. Sul tavolo c’è anche l’emendamento sulle infrastrutture che dovrebbe prevedere una rideterminazione dei costi del Ponte sullo Stretto.

Spiega il gesto la senatrice del Pd Beatrice Lorenzin: «è ridicolo e imbarazzante che ci si chieda si fare l’illustrazione degli emendamenti quando manca ancora il mitico ed epico emendamento del Governo [quello relativo alle infrastrutture, ndr] e quelli dei relatori». La discussione, incalza, diventa un “puro esercizio di stile rispetto al lavoro fatto durante le audizioni in questi due mesi“.

«Abbiamo presentato gli emendamenti il 21 di novembre – incalza Tino Magni di Alleanza Verdi Sinistra. – Sono passati 22 giorni. Non accettiamo una discussione davanti a questo quadro».

«Penso che sia arrivato il tempo di fare una battaglia seria e puntuale, per andare a capire se loro rotture interne sono tali per cui questa manovra rischia di andare a capodanno» si aggiunge Raffaella Paita di Italia Viva.

Rivendica un’opposizione compatta e costruttiva anche Mariolina Castellone del M5S: «le opposizioni hanno lavorato in maniera compatta in queste settimane a una pacchetto di emendamenti, penso ai tre firmati dai capigruppo Pd, M5s e Avs sulla sanità».

Rispondendo alle critiche sull’emendamento per le infrastrutture la sottosegretaria all’economia Lucia Albano ha spiegato che “sarà presentato nelle prossime ore, spero ci sarà per le 15, quando è convocata la commissione. Mef e Mit ci stanno lavorando“.

In serata è arrivato anche il quarto emendamento, la proposta di modifica rimodula i fondi stanziati per il Ponte sullo Stretto prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032). Risorse che vengono recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione.

Superbonus, verso un ritorno?

Sembra saltata l’ipotesi ventilata nelle scorse ore di un ritorno al Superbonus, che comporterebbe voci di spesa di certo non previste nel testo della legge di Bilancio del Governo. A caldeggiare per una proroga della misura fra le forze di maggioranza è Forza Italia.

«È una misura costata 130 miliardi, una vera voragine per i conti dello Stato» spiega il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che chiede accortezza. Il relatore della Manovra, il forzista Dario Damiani, ha invece provato a spingere per una proroga, “qualcosa per chiudere qualche stato di avanzamento di cantieri in maniera non onerosa“.

Si tratterebbe più che altro di una mano a chi ha già avviato i lavori e che però l’anno prossimo vedrà scalare la propria agevolazione (il cui azzeramento è previsto per il 2025). Fonti di governo hanno assicurato ad Ansa non sia previsto niente sul superbonus.

Antonio Tajani ha spiegato che intervenire sul Superbonus per chi è già al 70% dei lavori “è una cosa che va fatta. Continueremo a parlarne, c’è anche il decreto Milleproroghe“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/ ANNA LAURA BUSSA