Il padre della bambina peruviana: “non trovano niente e mettono nei guai la mia famiglia”
«In procura non mi dicono niente, noi siamo i genitori, vogliamo sapere almeno qualcosa. Siamo con l’angoscia di non sapere nulla, quindi fare questa cosa di indagare mio fratello e mio cognato mi fa pensare tante cose, che non trovano niente e vogliono mettere nei guai noi, la mia famiglia, e questo non va bene». Così ha dichiarato il padre di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo, in un incontro con la stampa organizzato dai suoi legali davanti all’hotel Astor di Firenze.
«Ho fiducia in mio fratello e in mio cognato, li conosco bene, sono sicuro che non sanno niente e hanno detto tutta la verità. Incolpare la mia famiglia mi offende», ha aggiunto. Le dichiarazioni arrivano dopo la notizia di cinque persone indagate in merito alla scomparsa della piccola.
Secondo quanto emerge è stato un atto necessario per eseguire accertamenti tecnici irripetibili “volti ad accertare la presenza di materiale biologico o genetico e all’estrapolazione di eventuali profili del Dna da borsoni, trolley e da rubinetti di stanze dell’hotel e alla loro successiva comparazione con quello della vittima“. Tre indagati sarebbero stati ripresi da alcune telecamere mentre uscivano, il 10 giugno, dall’ex albergo con dei borsoni e trolley dove sarebbe stato possibile occultare il corpo della bimba. Gli altre due indagati, invece, sarebbero “occupanti di tre distinte stanze, nei cui rubinetti dei bagni sono state individuate tracce di presunta sostanza ematica l’11 giugno, in occasione delle perquisizioni effettuate il giorno successivo alla scomparsa di Kata”. L’avviso di garanzia è stato notificato a uno zio paterno, Marlon Edgar Chicclo, e a uno zio materno della bambina scomparsa, Abel Alvarez Vasquez.
La notizia arriva dopo la testimonianza di Antonio Gerace, intervenuto alla trasmissione Morning News dove ha raccontato di aver visto il 14 giugno a Malpensa, vicino Busto Arsizio, una donna e una bambina, quest’ultima somigliante a Kata.
Spiega Gerace: «inizialmente non ho dato peso a quello che ho visto poi una sera guardando in tv un servizio sul caso ho deciso di fare una segnalazione. La bambina era molto tranquilla con la signora che l’accompagnava, non mi sembrava per nulla in difficoltà. Non mi sono soffermato sul viso della bimba, era arrivato il mio turno e dovevo fare le mie cose ma rivedendo le immagini in tv ho avuto dei dubbi».
Stando al racconto dell’uomo, si trovava all’ufficio degli ingressi quando una signora italiana avrebbe chiesto alla donna come si chiamasse la bambina e questa avrebbe risposto “Kata, diminutivo di Kattaleya“. La testimonianza arriva insieme al commento dell’investigatore Walter Piazza sul fotogramma di un video di sorveglianza che mostra un uomo incappucciato: «si tratta di una figura misteriosa che seguiva da vicino i genitori e lo zio della bambina. Ho deciso di prendere un fermo immagine dal video di sorveglianza proprio perché l’uomo, sempre incappucciato anche d’estate, ha destato in me dei sospetti», ha detto.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/LEONARDO ROSELLI