TEATRO LA SCALA

Prima dell’Inno di Mameli dal loggione è partito il grido “No al fascismo”. Proteste fuori dal teatro

Il 7 dicembre si è tenuta la prima della Scala. A inaugurare la stagione del teatro è Don Carlo di Giuseppe Verdi. L’opera ha visto la direzione del maestro Riccardo Chailly e la regia di Lluis Pasqual.

Nel palco d’onore scaligero il presidente del Senato Ignazio La Russa, la senatrice a vita Liliana Segre – accolta da un lungo applauso – il sindaco di Milano Beppe Sala, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la ministra per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, i Sottosegretari alla Cultura Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi, il Prefetto Claudio Sgaraglia, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Non ha partecipato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tra gli ospiti internazionali Patti Smith, Pedro Almódovar e Louis Garrel. Tanti anche gli ospiti italiani, tra cui Livia Pomodoro, Roberto Bolle, Corrado Augias, Ornella Vanoni e Fedele Confalonieri.

Tra le ospiti molte hanno deciso di indossare un abito o un accessorio rosso per ricordare le vittime di femminicidio, a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, e a quasi un mese dall’omicidio di Giulia Cecchettin.

Il basso Michele Petrusi ha avuto una problematica alla gola con conseguente abbassamento di voce ma ha continuato a cantare. La Prima si è conclusa con 13 minuti di applausi e standing ovation per la soprano Anna Netrebko.

Prima dell’Inno di Mameli dal loggione si è levato il grido «No al fascismo», mentre alla fine qualcuno ah urlato «Viva l’Italia antifascista». A LaPresse il giornalista 65enne Marco Vizzardelli che ha gridato “viva l’Italia antifascista” ha spiegato: «me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio». Vizzaredelli ha poi raccontato: «durante il primo atto sono stato avvicinato da un agente in borghese. Era buio, mi sono girato e sono trasalito un attimo, mi ha detto di stare tranquillo. Finito il primo atto, mi ha chiesto le generalità tirando fuori il distintivo. Io ho detto: “Scusi, ma perché? E me ne sono andato”. Sono arrivati in quattro durante l’intervallo: “Siamo della Digos e vorremmo le sue generalità”. E io: “Mi sembra un po’ strano”. Loro mi hanno risposto: “Purtroppo, se gliele chiediamo, è tenuto a darcele”. Io l’ho buttata in ridere e ho detto: “Se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’ giustamente mi avreste legato e portato via”. A questo punto si sono messi a ridere e poi hanno detto: “Siamo perfettamente d’accordo con lei, ma abbiamo dovuto chiederle le generalità”. Ed è finita lì, ma intanto era successo». Il 65enne aggiunge: «perché l’ho fatto? Proprio molto spontaneamente, un segnale mio che mi sono sentito dentro di dire davanti a queste persone: ‘Viva l’Italia antifascista’. Basta, tutto qui. Me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio. Qualcuna delle reazioni me lo conferma».

Le proteste

Cgil e Anpi, invece, hanno deciso di non essere presenti al saluto istituzionale perché La Russa “non ha mai condannato il fascismo”. I sindacati hanno riferito che non parteciperanno “ad alcun cerimoniale di saluto istituzionale rivolto a chi non ha mai condannato il fascismo, le sue guerre coloniali, l’alleanza e la sudditanza al nazismo che ha generato leggi razziali e tanto lutto e miseria al popolo italiano”. Cgil e Anpi hanno, poi, riferito di aver “appreso con rammarico che il presidente della Repubblica non potrà quest’anno presenziare all’inaugurazione della stagione”.

Proteste fuori dal teatro. Un gruppo di attivisti ha sventolato la bandiera della Palestina in solidarietà alla causa, mentre c’è stata un’altra manifestazione per portare “la voce dei lavoratori in contrapposizione ai potenti e ai politici che saranno presenti alla Prima”.

di: Francesca LASI

FOTO: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO