Per l’Unicef sono in corso i bombardamenti peggiori dall’inizio del conflitto. Morto un ostaggio di Hamas di 21 anni

La tregua interrotta ha inasprito il conflitto a Gaza, dove i combattimenti sono ripresi con intensità ancora maggiore. Nel 59esimo giorno dall’inizio del conflitto, Israele estende le operazioni anche al sud di Gaza. Alle operazioni di terra si uniscono anche i tank: i primi carri armati sono entrati nel sud della Striscia all’altezza di Khan Younis. L’esercito ha dichiarato di star espandendo la manovra di terra dato che “gli obiettivi nella sezione settentrionale sono stati quasi raggiunti“.

Da quando è terminata la tregua a Gaza sono già morte 300 persone, come riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari. Il bilancio del Ministero della Sanità di Hamas è doppio e parla di 600 vittime.

Secondo l’Unicef, proprio a sud è in atto il bombardamento “peggiore della guerra in questo momento“, con “un numero enorme di vittime tra i bambini. Abbiamo un ultimo avvertimento per salvare i bambini e la nostra coscienza collettiva“. Il portavoce James Elder ha riferito che nel sud di Gaza cadono bombe “ogni 10 minuti“. L’ospedale al-Nasser a Khan Younis è ormai una “zona di guerra“.

I media israeliani riportano che Yonatan Samerano, il dj 21enne di Tel Aviv, uno degli ostaggi di Hamas rapiti durante il festival di Reim, è morto.

Le vittime aumentano da entrambe le parti, con i soldati israeliani deceduti saliti a 401 e vittime palestinesi fra Jabalia, vicino al’ospedale Kamal Adwan (quattro secondo Wafa) e Rafah nel sud (qui le vittime sarebbero almeno 9, mentre è andato distrutto un palazzo della famiglia al-Jazzar).

Con lo spostarsi verso sud delle operazioni, decine di migliaia di sfollati che avevano trovato rifugio dal nord ora sono costretti a rispostarsi in direzione di Rafah, verso l’Egitto. Un esodo che però non promette sicurezza, dati gli scarsissimi servizi igienico sanitari e umanitari più basilari e il sovraffollamento già al limite. Secondo Hamas i morti sono ormai 16mila, di cui il 70% costituito da donne e bambini.

Bilancio degli ostaggi

Il Governo israeliano ha confermato la morte di 15 dei 240 ostaggi detenuti da Hamas. Si tratta di Shaked Dahan, Tomer Achims, Kirill Borovsky, Assaf Hammi, Mia Goren, Ofra Kidar, Aryeh Zalmanovitz, Eliyahu Margalit, Ronen Engel, Aviv Azili, Ravid Aryeh Katz, Shani Luke, Oren Goldin, Yonatan Samarno e Guy Iloz.

Finora ne sono stati liberati 109, e resta ancora da confermare la sorte dei fratellini Ariel e Kfir Bibas rispettivamente di quattro anni e 10 mesi. Hamas aveva promesso la loro liberazione insieme alla madre Shiri Silverman Bibas, salvo poi dichiarare che i tre erano stati uccisi da un bombardamento di Israele. Hamas ha anche dichiarato di essersi offerto di restituire i loro corpi, una proposta rifiutata da Tel Aviv.

Le famiglie degli ostaggi israeliani continuano a fare pressione sul Governo affinché “ritorni subito ai negoziati” con Hamas. Da domani, promettono, si riuniranno davanti al Ministero della Difesa di Tel Aviv per protestare ancora e minacciano di “non muoversi da lì“. Il premier aveva fissato un incontro con loro mercoledì ma ora starebbe cercando di anticipare l’appuntamento a questa sera.

Demolito un avamposto illegale di coloni

Le operazioni si estendono anche in Cisgiordania dove la polizia sta evacuando e demolendo un avamposto illegale a sud di Hebron. L’insediamento era stato fondato nelle ultime settimane da alcuni coloni radicali, ripresi mentre attaccano l’esercito israeliano: «godetevi, divertitevi, arabi che distruggono le case degli ebrei, quando potrete uccidere anche noi?» accusa uno di loro. La vicenda ha creato frizioni fra il capo del partito ultranazionalista Sionismo religioso nonché ministro delle Finanze Betzalel Smotrich e il generale Ghassan Alian.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/ATEF SAFADI