Anche nel 2020 in un incidente nell’azienda persero la vita tre operai
Si continua a morire di lavoro. Solo ieri il presidente della Repubblica aveva inviato un messaggio alla ministra Calderone proprio sul dramma della morti bianche.
L’incidente odierno arriva dalla provincia di Chieti, dove una deflagrazione avvenuta alla Sabino Esplodenti, azienda che si occupa di smaltire e recuperare polvere da sparo da bonifiche, di Casalbordino ha provocato la morte di tre lavoratori. Si sta valutando se chiudere la ferrovia adriatica e l’autostrada Bologna-Taranto. Intanto la statale Adriatica resta chiusa nel tratto compreso tra la Cantina sociale e la rotatoria di Casalborndino lido.
Mentre gli inquirenti indagano le cause si è scoperto che anche nel 2020, a dicembre, la ditta ebbe un incidente analogo e morirono tre operai.
L’azienda: “inspiegabile causa dell’innesco”
«Resta, allo stato, inspiegabile la causa dell’innesco che ha determinato la dolorosa perdita di tre lavoratori sebbene esperti formati e informati dei rischi connessi allo svolgimento delle loro mansioni – ha dichiarato la Esplodenti Sabino all’ANSA, citata da RaiNews – L’incidente si è purtroppo verificato durante la normale fase di lavorazione di munizionamento, eseguito per conto dell’Agenzia Industrie Difesa, nonostante l’adozione delle cautele e applicazioni più severe previste dalla normativa sulla prevenzione degli infortuni».
«I soci della Esplodenti Sabino, assicurando la più ampia collaborazione della società con l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle cause del sinistro – ha proseguito la società – sono vicini ai familiari delle vittime con cui condividevano quotidianamente gli ambienti di lavoro e le attività lavorative e ai quali manifestano la incondizionata solidarietà precisando che per quanto di competenza la società si farà carico di ogni loro esigenza anche attraverso le proprie compagnie di assicurazione».
La lettera dei sindacati a Mattarella
I segretari di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«L’incremento degli infortuni e di malattie professionali non sono numeri – si legge – ci consegnano la dura realtà di un Paese che non riesce a fare fino in fondo i conti con la cultura della prevenzione, con la garanzia della salute e della sicurezza in ogni luogo di lavoro. Non si tratta solo di un problema culturale, c’è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento. Abbiamo presentato al governo una specifica piattaforma unitaria senza aver ricevuto adeguate risposte. È il momento di un’azione straordinaria corale per raggiungere l’obiettivo di zero morti sul lavoro».
di: Flavia DELL’ERTOLE
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