Per il momento si esclude il dolo, anche se i parenti delle vittime sollevano dubbi sui soccorsi
Sono ancora molti i dubbi e i sospetti attorno al terribile incendio che venerdì sera è divampato nell’ospedale di Tivoli, provocando la morte di tre persone. Due di loro sono decedute per intossicazione, una terza per infarto.
La struttura è stata immediatamente evacuata e messa sotto sequestro: la Procura indaga per omicidio colposo plurimo e rogo colposo. Per il momento si esclude il dolo ma si seguono tutte le piste. Le fiamme sono partite dall’esterno dell’ospedale, dal cortile sul retro dove si sono propagate attraverso i rifiuti stoccati fino al pronto soccorso. La Procura di Tivoli disporrà una maxi consulenza e verranno effettuate verifiche sull’impianto antincendio e sui sistemi di sicurezza all’interno dell’ospedale. I pm hanno conferito inoltre l’incarico per le autopsie.
«Sono stati momenti caotici, questo non doveva accadere – ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca – Cercheremo di capire le cause e trovare le soluzioni. Il pronto soccorso dell’ospedale è distrutto. Ci vorranno settimane». Il pronto soccorso sarà temporaneamente trasferito nella palestra comunale Maramotti.
I dubbi dei parenti delle vittime
Secondo i parenti delle vittime fra le possibili cause dei decessi non ci sarebbe solo l’intossicazione da fumo, ma anche un possibile corto circuito provocato dall’incendio che avrebbe fatto scattare il black out delle apparecchiature salva vita.
«Immagino che durante il caos dei soccorsi sia stata fatta una scelta di priorità sui pazienti. Mi hanno detto di aver tentato di rianimare mia madre, ma resto scettica» dichiara Barbara Ilari, figlia di una delle vittime del rogo Giuseppina Virginia Facca.
Giorgio Giulio Santonocito, direttore generale della Asl Roma 5, ha reso noto che è stata aperta un’indagine interna. Ai microfoni di Rai1 ha spiegato: «un’indagine disciplinare interna che servirà anche a capire se la ditta incaricata ha ritirato i rifiuti e se lo ha fatto nel giorno e nelle ore stabilite. L’impianto di sicurezza antincendio è ora sotto indagine. Certamente, molte delle cose che sono state dette sono parzialmente imprecise. Le squadre antincendio c’erano. L’impianto era costantemente in manutenzione ed era stato revisionato. Il piano di evacuazione esiste: ce lo hanno confermato i tecnici. Le porte tagliafuoco erano state revisionate da poco tempo, altre erano state sostituite, alcune erano in ordinazione, quattro o cinque, e stavano per arrivare. Chi è entrato ci ha detto che le porte sono state trovate funzionanti. Anche qui non significa che tutte abbiano funzionato. Alcune potrebbero essere state ostruite da qualche ostacolo fisico caduto durante l’incendio. Questo potrà essere accertato solo dalle indagini. Non mi permetto di smentire quello che hanno scritto i giornali. Sarebbe scorretto e arrogante smentire da parte mia alcunché».
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI