L’ex presidente paga la cauzione e sfrutta la vicenda per la sua propaganda elettorale: “mai arrendersi”
È una foto-segnaletica destinata a rimanere nella storia quella che ritrae l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump prima del suo arresto in Georgia, ad Atlanta.
Niente cella per il tycoon che ha pagato una cauzione di 200mila dollari e patteggiato severi divieti, ma proprio come un criminale qualsiasi questa volta Trump non ha potuto evitare impronte digitali e numero di matricola. Un’onta, forse, che però l’ex presidente sa trasformare in opportunità.
«Alto 1,92, peso 97 chili, capelli biondi o rossi», il candidato presidente sa che deve far leva anche sulle sue debolezze, ed è quindi pronta la campagna elettorale che sfrutta il materiale fotografico dell’arresto trasformando il crimine in un martirio. Pronti i gadget elettorali, a partire dalle magliette, e i post: «mai arrendersi – interferenza elettorale» recita la scritta nella foto pubblicata da Trump su X (un ritorno inedito) e ritwittata da Elon Musk che commenta: «livello superiore».
Prima di rientrare verso casa Trump, che è accusato anche di cospirazione e violazione della legge anti racket per aver tentato di interferire con il risultato delle elezioni nello Stato, ha attaccato la procuratrice Fani Willis, “spregevole e della sinistra radicale” ingiustamente impegnata a perseguire lui anziché la criminalità nella sua città: «non ho fatto nulla di sbagliato. È un giorno molto triste per l’America – aggiunge. – Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale, non abbiamo mai visto nulla del genere in questo Paese».
L’ex presidente ha dichiarato, emittente Newsmax, che è stata “un’esperienza terribile” e “un giorno molto triste per il Paese“. “Sono entrato, sono stato trattato molto bene, ma è quello che è“. Scherzosamente l’ex inquilino delle Casa Bianca ha spiegato che “non avevo mai sentito le parole ‘foto segnaletica’. Non me l’hanno insegnato alla Wharton School of Finance“.
Intanto Trump ha venduto la residenza di Mar-a-Lago, secondo quanto riportano i media statunitensi, e – per timore di sequestri giudiziari – avrebbe trasferito la sua proprietà a un’organizzazione di cui è titolare il figlio maggiore Donald Junior.
di: Marianna MANCINI
FOTO: EPA/FULTON COUNTY SHERIFF’S OFFICE