EPA/ARKADY BUDNITSKY

Cosa è successo in Russia lo scorso fine settimana, passo passo

Il conflitto in Ucraina sembrava essere arrivato a un punto decisivo quando la compagnia militare privata vicina al Cremlino si è scagliata contro il ministero della Difesa russo e il suo rappresentante. Ecco cosa è successo da venerdì 23 giugno a domenica 25 giugno.

Qui la situazione attuale.

Venerdì 23 giugno

Il fondatore del gruppo Wagner Evgheni Prigozhin denuncia che l’esercito russo avrebbe attaccato con dei missili i campi di retrovia della CMP nella zona di Kursk e annuncia di voler “eliminare la leadership militare del Paese”. Così dichiara sui social: «un attacco missilistico è stato effettuato sui campi della Wagner. Ci sono molte vittime. Secondo i combattenti testimoni oculari, il colpo è stato sferrato da dietro, cioè è stato sferrato dai militari del ministero della Difesa russo. Siamo stati vilmente ingannati. Eravamo pronti a fare concessioni al ministero della Difesa a consegnare le nostre armi, a trovare una soluzione su come avremmo continuato a difendere il Paese. Ma questa feccia non si è calmata. Oggi, vedendo che non siamo distrutti, hanno lanciato attacchi missilistici sui nostri accampamenti di retrovia». Poi si rivolge al ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, definendolo una “creatura” che “verrà fermata”. La Difesa russa smentisce gli attacchi e definisci le parole di Prigozhin “una provocazione mediatica” che “non corrisponde alla realtà”.

Successivamente Prigozhin chiede alle sue truppe di “fermare” il ministro, accusandolo di essersi recato personalmente a Rostov sul Don per dirigere l’operazione con cui colpire la Wagner e che ora “sia scappato da Rostov come una femminuccia per non spiegare perché ha sollevato elicotteri per distruggere i nostri ragazzi, perché ha lanciato attacchi missilistici“. Il suo appello alle truppe, specifica, non è “un colpo di stato militare” ma un tentativo di ripristinare la “giustizia”. «Questo non è un colpo di stato militare, ma una marcia della giustizia, le nostre azioni non interferiscono in alcun modo con le truppe. Siamo in 25.000 e determineremo perché nel Paese regna il caos», dichiara.

Per il momento il presidente Putin, “informato sulla situazione intorno a Prigozhin” resta fuori dalla situazione ma il portavoce Peskov afferma che “si stanno prendendo le misure necessarie“. Il Servizio di sicurezza federale russo, infatti, avvia un indagine a carico di Prigozhin per ammutinamento. Riporta la Tass, citando un comunicato del Comitato nazionale antiterrorismo: «le dichiarazioni diffuse a nome di Yevgeny Prigozhin sono assolutamente infondateIn relazione a queste dichiarazioni, il Servizio di sicurezza federale della Russia ha avviato un’indagine su un appello all’ammutinamento armato. Chiediamo che le azioni illegali vengano fermate immediatamente».

Lo stesso FSB, insieme ad altre forze di sicurezza, come riporta la BBC, vengono messe in massima allerta istituendo posti di blocco sull’autostrada del Don, che collega Mosca, Voronezh e Rostov-sul-Don. Proprio a Rostov, infatti, si trova la Wagner.

Sabato 24 giugno

L’FSB che indaga su Prigozhin chiede “ai combattenti del gruppo Wagner di non commettere errori irreparabili, di fermare qualsiasi azione violenta contro il popolo russo, di non eseguire gli ordini criminali e traditori di Prigozhin e di prendere misure per arrestarlo“. Il generale dell’esercito Vladimir Alekseev, primo vice capo dell’intelligence militare russa definisce gli attacchi del capo di Wagner “un colpo di stato“, “una pugnalata alle spalle del paese e del presidente“. «Solo il presidente può nominare il più alto personale di comando delle forze armate e tu stai cercando di invadere il suo potere. Questo è un colpo di stato. Vi chiedo di cambiare idea, non è necessario che lo facciate ora perché ora è impossibile pensare a un colpo più grande per l’immagine della Russia e delle sue forze armate», afferma.

Intanto a Mosca le forze di sicurezza sono in stato di massima allerta dopo l’attivazione del piano “Fortezza”. Mentre a Rostov, dove si trovano le truffe, il governatore Vasily Golubev chiede ai residenti di rimanere nelle proprie case sebbene il governo russo smentisca la notizia sul coprifuoco. Allo stesso modo Alexander Gusev, governatore della regione di Voronezh, invita i cittadini ad astenersi dal muoversi lungo l’autostrada M-4 Don, le strade regionali e locali.

Nelle prime ore del mattino Prigozhin afferma di aver raggiunto il quartier generale dell’esercito russo a Rostov, centro chiave per l’assalto russo all’Ucraina, e di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto. A Rostov incontra il vice ministro della Difesa russo Yunus-Bek Evkurov e il vice capo di stato maggiore Vladimir Alekseev e annuncia che se non incontrerà il capo di Stato Maggiore e Shoigu i suoi mercenari “bloccheranno la città di Rostov” e “andranno a Mosca”. 

Il ministero della Difesa si rivolge ai mercenari: «siete stati ingannati nell’avventura criminale di Prigozhin e nella partecipazione a una ribellione armata. Vi chiediamo di mostrare prudenza e di mettervi in contatto con i rappresentanti del ministero della Difesa russo o delle forze dell’ordine il prima possibile. Garantiamo la sicurezza di tutti, molti dei vostri compagni di diversi distaccamenti si sono già resi conto del loro errore chiedendo aiuto per garantire la possibilità di tornare in sicurezza ai loro punti di schieramento permanenti».

Gli Stati Uniti non si mostrano sorpresi dall’andamento dei fatti. Già da gennaio l’intelligenze ipotizzava un possibile scontro interno tra il gruppo paramilitare russo Wagner e il Cremlino. Un alto rappresentante della Casa Bianca aveva rivelato come la Wagner stesse diventando un “centro di potere rivale nei confronti dell’esercito russo e di altri militari russi“. Secondo report degli 007 americani, a quel tempo Prigozhin stava portando avanti i propri interessi in Ucraina, invece di seguire le direttive del Cremlino.

Arriva per Putin il momento di parlare alla nazione. In un discorso alla tv afferma: «difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da qualsiasi tradimento. Adesso si decide il destino del nostro popolo. Quello che stiamo affrontando è un tradimento. Gli interessi personali hanno portato al tradimento del nostro Paese e alla causa che le nostre forze armate stanno combattendo. Tutti coloro che sono andati sulla via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari. Mi rivolgo ai cittadini russi, agli eroi che combattono al fronte, mi rivolgo anche a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti in questa avventura criminale, chiedo di smettere queste azioni criminali».

E prosegue: «questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere».

Lo stesso Putin, infine, decide di affidarsi agli alleati per calmare la situazione. Sente al telefono il collega bielorusso, Aleksandr Lukashenko, e lo informa della situazione nel Paese. «Questa mattina, il presidente russo Vladimir Putin ha informato il suo omologo bielorusso sulla situazione nel sud della Russia e i due capi di Stato hanno concordato azioni congiunte. Il presidente ha avuto colloqui con il capo della Wagner, Prigozhin. I negoziati sono durati tutto il giorno. Di conseguenza, sono giunti ad accordi sull’inammissibilità di scatenare un sanguinoso massacro e Prigozhin ha accettato la proposta del presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko di fermare l’avanzata di membri armati della compagnia Wagner sul territorio russo e di compiere ulteriori passi per allentare le tensioni», afferma il servizio stampa della presidenza bielorussa.

Alla fine della giornata, a pochi chilometri da Mosca, i paramilitari di Wagner fanno marcia indietro perché, come annuncia Prigozhin, “è arrivato il momento nel quale si rischia di versare sangue russo“. Nel suo messaggio Prigozhin dichiara: «volevano sciogliere Wagner. Siamo partiti il 23 giugno per la “Marcia della giustizia”. In un giorno abbiamo marciato a poco meno di 200 km da Mosca. Durante questo periodo, non abbiamo versato una sola goccia di sangue dei nostri combattenti. Ora è il momento in cui il sangue può essere versato. Rendendoci conto di tutta la responsabilità per il fatto che il sangue russo verrà versato, stiamo girando le nostre colonne e partendo nella direzione opposta, verso i nostri campi, secondo il piano». Poco prima era stato il servizio stampa del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ad annunciare un’intesa per “una de-escalation” della crisi, “una soluzione accettabile, con garanzie di sicurezza per i combattenti di Wagner” alla fine dei negoziati tra Lukashenko e Prigozhin.

Infine le truppe del Gruppo Wagner iniziano a lasciare la zona vicino al quartier generale del distretto militare meridionale a Rostov sul Don per far ritorno nei loro campi nel Luhansk. Il movimento delle unità della Wagner attraverso la regione di Voronezh sta procedendo normalmente e senza incidenti», afferma il governatore della regione di Voroneh Gusev, aggiungendo che le restrizioni di viaggio imposte contro l’ammutinamento saranno revocate una volta che “la situazione sarà finalmente risolta”

Dopo il ritiro di Prigozhin si sono perse le tracce: non ha più rilasciato dichiarazioni né è nota la sua posizione. Secondo l’accordo, il leader dei miliziani della Wagner ha accettato di lasciare la Russia e di andare in esilio, al momento, in Bielorussia, insieme ai suoi uomini, in un accordo mediato dal presidente Alexander Lukashenko.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/EPA/ARKADY BUDNITSKY