Il Governo invita le donne a vestirsi con abiti tradizionali, lontani dagli estremismi islamici o occidentali
Il Governo del Tagikistan ha lanciato la campagna “vestiamoci da tagiki”, per spingere le donne dell’ex repubblica sovietica dell’Asia centrale a vestirsi con abiti tradizionali, che sono lontani da quelli canonici dell’islam radicale ma anche da quelli occidentali.
Il Tagikistan è un Paese laico a maggioranza musulmana. L’obiettivo della campagna, lanciata il primo marzo, è “ridurre l’intensità della penetrazione di abiti e culture straniere” in Tagikistan e “proteggere la cultura e il prestigio nazionale” del Paese “nel contesto della globalizzazione”, ha spiegato l’agenzia di stampa ufficiale Khovar.
Nella società tagica, che versa in condizioni economiche difficili, l’influenza dell’Islam è sempre più forte e il Governo ha reso una priorità la lotta al fondamentalismo religioso. Per esempio, ha vietato agli imam formati all’estero di praticare e ha introdotto restrizioni sulle dimensioni delle barbe. Secondo le autorità, negli ultimi anni almeno un migliaio di tagiki si sono uniti a diverse organizzazioni classificate come terroristiche in Iraq o in Siria.
Il manuale del ministero della Cultura del 2018 afferma che “non è raccomandabile per le ragazze e le donne indossare abiti neri, sciarpa nera, foulard e hijab“, e al tempo stesso raccomanda alle ragazze di non indossare “vestiti europei che lasciano il corpo troppo scoperto e in tessuti leggeri, minigonne e top scollati”.
di: Micaela FERRARO
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