Il figlio del presidente Usa ha annunciato il suo rifiuto a un’udienza a porte chiuse
Si tiene oggi, 13 dicembre, l’udienza a porte chiuse al Congresso con la commissione di inchiesta che indaga su un presunto traffico di influenze che vedrebbe coinvolto Hunter Biden, raggiunto nei giorni scorsi da 9 nuove accuse.
Il figlio del presidente degli Stati Uniti aveva chiesto che l’udienza si svolgesse a porte aperte ma la richiesta è stata respinta. Per questo l’imprenditore e avvocato ha dichiarato di essere disposto a deporre ma solo se l’udienza sarà pubblica.
I repubblicani, inoltre, avevano dichiarato che avrebbero accusato l’imprenditore e avvocato di oltraggio alla corte nel caso in cui non si fosse presentato. Il presidente della Commissione James Comer ha dichiarato che ci si aspetta “piena collaborazione” sulla decisione dell’udienza a porte chiuse.
«Per 6 anni sono stato il bersaglio dell’implacabile macchina d’attacco di Trump che gridava ‘Dov’è Hunter?’. Bene, ecco la mia risposta, sono qui – ha dichiarato l’imprenditore sulle scale del Campidoglio – Mio padre è estraneo ai miei affari. Lasciatemi affermare nel modo più chiaro possibile che mio padre non era coinvolto finanziariamente nella mia attività, né come avvocato, né come membro del consiglio di amministrazione di Burisma (azienda del gas operante in Ucraina, NdR), né nella mia partnership con un uomo d’affari privato cinese, né nei miei investimenti nazionali né all’estero».
«Di cosa hanno paura? Sono qui. Sono pronto» ha dichiarato, poi, Hunter Biden ai membri della commissione di Controllo.
Il Grand Old Party vorrebbe procedere con l’inchiesta per impeachment nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca, che ritengono possa essere coinvolto negli affari esteri del secondogenito, soprattutto in Cina e in Ucraina. Al momento, però, non sarebbe emerso alcun elemento a sostegno di questa ipotesi.
di: Francesca LASI
FOTO: ANSA/EPA/JULIA NIKHINSON/POOL