Continua la guerra, sia d’intelligence che sul campo, mentre si avvicina l’anniversario del conflitto
È guerra di diplomazia e di intelligence in queste ore tra Amsterdam e Mosca. Il ministero degli Esteri olandese ha annunciato la chiusura della sezione commerciale dell’ambasciata russa nella capitale, nonché l’espulsione di diplomatici russi. L’accusa rivolta a Mosca, nello specifico, è di continuare a tentare di inviare spie nei Paesi Bassi.
La Russia si rifiuta dal canto suo di rilasciare visti che consentirebbero ai diplomatici olandesi di lavorare a Mosca, ha precisato la stessa fonte. Il consolato generale olandese a San Pietroburgo chiuderà per mancanza di personale.
Anniversario di sangue
E mentre manca meno di una settimana all’anniversario dell’inizio del conflitto in Ucraina, le perdite sul campo si fanno sempre più ingenti. Secondo il ministero della Difesa britannico le perdite sarebbero circa 175-200 mila, sia soldati regolari che mercenari, di cui 40-60 mila morti. Ad aggravare la situazione dell’esercito russo al fronte ha contribuito, lo scorso Settembre, la scelta della Federazione di imporre una “parziale mobilitazione”. Una mossa volta ad arginare le perdite, che però si è tradotta con l’invio al fronte di militari scarsamente equipaggiati e formati.
Il gruppo di mercenari Wagner ha schierato un gran numero di uomini reclutati tra i detenuti, falciati con un tasso di perdite fino al 50%: dagli Usa, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha parlato di oltre 30 mila perdite per il gruppo russo, con circa 9 mila combattenti uccisi in azione. Secondo gli statunitensi dall’inizio dell’offensiva al borgo-chiave di Bakhmut, almeno il 90% dei caduti in battaglia erano ex detenuti.
Intanto oggi il bollettino quotidiano della Difesa ucraina ha riferito di 142.270 soldati russi morti finora (1.010 in più rispetto a ieri).
Censura ucraina
A due giornalisti italiani invece, Scerisini e Bosco, sono stati sospesi gli accrediti di stampa. La decisione è stata presa dall’esercito ucraino, che ha quindi bloccato i due reporter (senza gli accrediti regolarmente rilasciati nel marzo 2022 i due non possono muoversi nel Paese). I giornalisti italiani rischiano di “essere arrestati al primo posto di blocco” sostiene la loro legale, l’avvocata Alessandra Ballerini.
«L’unica notizia ufficiale che è stata comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco, nonostante i molti solleciti effettuati anche tramite la nostra ambasciata – continua la legale – riguarda un ipotetico interrogatorio al quale dovrebbero essere sottoposti e che dovrebbe essere eseguito dagli uomini della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino». L'”interrogatorio” avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio, per questo i due reporter avevano fornito il proprio numero di telefono allo Sbu.
«Dopo cinque giorni di inutile attesa (che i miei assistiti hanno dovuto trascorrere, per ovvie ragioni di sicurezza, senza poter uscire di di casa, in una città peraltro spesso bombardata dalle artiglierie russe), su consiglio dell’ambasciata – i giornalisti hanno deciso di spostarsi a Kyiv, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu» continua Ballerini. Oltre ai suoi due assistiti, l’avvocata ha notizie anche di un altro reporter, Salvatore Garzillo, a cui «è stato impedito di entrare nel Paese dalla Polonia, in quanto “non gradito”. Nemmeno a lui sono state fornite ulteriori spiegazioni».
“Da allora non abbiamo ricevuto più nessuna notizia, né dalla Sbu (contattata anche da un avvocato ucraino) né dalla nostra rappresentanza diplomatica”.
La Ballerini dà conto anche del caso di un terzo giornalista italiano, Salvatore Garzillo, cui “è stato impedito di entrare nel Paese attraverso la frontiera polacca, in quanto “non gradito”. Nemmeno a lui sono state fornite ulteriori spiegazioni”.
Intanto a Monaco
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio rivolto ai membri della conferenza sulla sicurezza di Monaco si mostra positivo. «Questa settimana abbiamo ricevuto segnali forti dai nostri partner e accordi concreti sull’inevitabilità di ritenere la Russia responsabile dell’aggressione, del terrore contro l’Ucraina e il suo popolo».
Non sembra però che i suoi alleati della Nato siano altrettanto sereni. In un intervento alla Conferenza il segretario dell’Alleanza Atlantica ha dichiarato: «c’è preoccupazione che i nostri sforzi per difendere l’Ucraina possano portare al pericolo di un escalation. Non ci sono opzioni prive di rischi. Ma l’unico pericolo qui è la vittoria della Russia e di Putin. Questo renderebbe il mondo più vulnerabile».
di: Caterina MAGGI
FOTO: ANSA/EPA/OLEG PETRASYUK