Dopo oltre 50 anni di carcere, la seguace di Charles Manson Leslie Van Houten uscirà in libertà vigilata
Leslie Van Houten, detta “l’angelo della morte”, potrebbe tornare in libertà. La 73enne si trova in carcere da 53 anni per gli efferati omicidi del 1969 di Leno LaBianca, un droghiere di Los Angeles, e sua moglie, Rosemary, compiuti insieme a Charles Manson e i suoi seguaci.
Il comitato per la libertà vigilata, infatti, sta esaminando il suo caso e il governatore della California Gavin Newsom ha annunciato che non chiederà alla Corte Suprema dello stato di bloccare la libertà condizionale, aprendo la possibilità a un’eventuale rilascio dalla California Institution for Women in Corona.
L’omicidio dei coniugi LaBianca avvenne il 9 agosto del 1969, il giorno dopo l’eccidio di Cielo Drive in cui persero la vita Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, incinta di 8 mesi e mezzo e altre tre persone. A quel tragico episodio Van Houten non prese parte, a differenza di altri tre seguaci di Manson, Tex Watson (23 anni), Susan Atkins (21 anni) e Patricia Krenwinkel (21 anni).
La “Family” era una comunità hippy fondata alla fine degli anni Sessanta da Manson, aspirante musicista ed efferato criminale. Sui suoi seguaci Manson operava un forte controllo manipolatorio, tanto che oggi la comunità viene definitiva come vera e propria setta. Van Houten era una di questi seguaci, circa 100, tutti accumunati dallo spasmodico uso di acidi ed LSD. Lei stessa successivamente raccontò di essere stata così piena di acidi da “non capire più nulla di ciò che stava al di fuori della mia realtà psichedelica. Non controllavo più nulla della mia mente”.
Oggi, dopo i terribili episodi di cui si è resa protagonista, potrebbe rivedere la luce del sole. Come spiegato dalla sua avvocata, Nancy Tetreault, dopo il rilascio Van Houten trascorrerà un anno in una casa di accoglienza per imparare nuovamente a vivere in libertà. «È stata in prigione per 53 anni, non sa neanche usare un bancomat, figuriamoci un telefono cellulare, figuriamoci un computer. È entusiasta e sopraffatta. È grata che le persone riconoscano che non è più la stessa persona che era quando ha commesso gli omicidi», ha detto.
Non si dichiara molto contenta, invece, la rappresentante della famiglia LaBianca, la 75enne Cory, figlia di Leno, che all’Associated Press ha dichiarato: «io e la mia famiglia abbiamo il cuore spezzato perché ancora una volta ci ricordiamo di tutti gli anni in cui non abbiamo avuto mio padre e la mia matrigna con noi. I miei figli e i miei nipoti non hanno mai avuto l’opportunità di conoscere nessuno dei due, il che è stato un enorme vuoto per la mia famiglia».
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/EPA/Damian Dovarganes / POOL