Verificare in modo indipendente una notizia è un compito sempre più difficile: non tenerlo a mente significa subire l’influsso di informazioni false, deviate o pilotate

Da qualche giorno X è finito nell’occhio del ciclone a causa di un presunto deterioramento della qualità delle informazioni. Con l’arrivo di Musk al timone, verificare una notizia è sempre più difficile e ad accorgersene è stata, da ultima, anche l’Unione Europea che ha accusato il magnate di diffondere “contenuti illegali e disinformazione nell’Ue tramite il social.

La nuova piattaforma, ex Twitter, favorisce infatti i post degli account che pagano per il suo servizio di abbonamento blue-check, senza controllo su chi li gestisca veramente. Questo, viceversa, innesca una vera e propria “corsa al contenuto” con i creatori dotati di spunta blu sempre più interessati a ottenere il maggior numero di reazioni per ottenere pagamenti, a discapito della correttezza dell’informazione condivisa.

«Le persone sono alla ricerca disperata di informazioni e il contesto dei social media può interferire attivamente con la capacità delle persone di distinguere i fatti dalla finzione» spiega l’esperto di fake news e professore associato di psicologia alla Cornell University Gordon Pennycook.

Anche TikTok è considerato un “pericolo” da questo punto di vista, essendo difficile la puntuale verifica di tutte le fonti e di tutti i contenuti, anche se secondo la ricercatrice del collettivo investigativo Bellingcat Kolina Koltai la piattaforma non è mai stata considerata una fonte primaria e certificata per le notizie in tempo reale. «Credo – ha spiegato la fact checker – che tutti sappiano che TikTok va preso con le molle».

Facebook, dal canto suo, ha elaborato un sistema chiamato “demotions”, “declassamento”, capace di etichettare contenuti di dubbia veridicità e di inviarlo a verificatori indipendenti facendo perdere la rilevanza alla condivisione.

Le soluzioni, in effetti, rimangono sempre le stesse: prestare attenzione ai contenuti privi di data o con traduzioni difficili da verificare, considerare il contesto di una notizia e, naturalmente, mettersi nelle mani di fonti affidabili. In primis, marchi di informazione riconosciuti e certificati, a partire dalle più grandi agenzie stampa quali Associated Press (che fa parte anche del programma di fact checking di Meta) e Reuters.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/UNIVERSITà DI MESSINA