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La procura ha affidato l’indagine al pm Stefano Luciani. Possibile unificazione con il caso Skerl

È stata ufficialmente aperta la terza inchiesta in 40 anni sul caso di Emanuela Orlandi (le prime due sono datate 1983-1997 e 2008-2015). La procura di Roma ha avviato l’indagine dopo il fascicolo aperto dal Vaticano lo scorso gennaio e la Commissione bicamerale messa in cantiere dal Parlamento e già votata alla Camera.

Il nuovo filone d’indagine è stato affidato al pubblico ministero Stefano Luciani.

Secondo indiscrezioni, la magistratura italiana auspica di attivare una “piena collaborazione” (scambio di documenti, audizioni e altro) con il promotore di giustizia della Santa Sede, Alessandro Diddi. Diddi infatti ha sentito nelle scorse settimane diversi testimoni a partire proprio dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi.

È possibile che l’inchiesta venga unificata alle indagini sul giallo di Katy Skerl, la 17enne trovata strangolata nel gennaio 1984 a Grottaferrata, la cui bara è stata rubata dal cimitero Verano. Di Skerl aveva parlato Marco Accetti, l’uomo che nel 2013 ha consegnato il flauto riconosciuto dai familiari di Emanuela. Secondo Accetti, soprannominato “l’uomo del flauto”, Skerl fu assassinata per vendetta dalla controparte del gruppo clandestino che pochi mesi prima aveva rapito Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.

Pietro Orlandi: “bene collaborazione tra Santa Sede e magistratura ordinaria”

«È una cosa positiva che la Procura di Roma abbia acquisito atti dal Vaticano perché per la prima volta ci sarà una collaborazione, sempre negata in passato, tra Santa Sede e magistratura ordinaria» ha dichiarato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.

Sgrò: “reale cooperazione tra Italia e Vaticano”

«Noi ci auguriamo che questa notizia che sta circolando sia vera, perché effettivamente è quanto la famiglia Orlandi auspica da lungo tempo – ha dichiarato a LaPresse l’avvocata Laura Sgrò – C’è una reale cooperazione tra l’Italia e il Vaticano per la ricerca della verità su quanto accaduto ad Emanuela, e sarebbe davvero un gesto non solo di giustizia ma anche molto bello in vista del quarantennale della scomparsa. Non perdiamo mai di vista che c’è una famiglia che da 40 anni cerca un proprio familiare e che indagini, illazioni, ricostruzioni l’hanno collocata nei posti più disparati e nelle situazioni più disgraziate. Una situazione orribile, e sarebbe bello dare qualche risposta alla famiglia».

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di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI