Dopo mesi di trattative la Ue ha raggiunto un accordo sul tetto massimo al prezzo di importazione del gas

“Price cap”: due parole strette, ritmiche, quasi uno schioccare di dita, ma sono costate mesi di discussioni a livello europeo e, soprattutto, milioni di euro alle tasche delle famiglie e delle imprese dell’Eurozona.

Tecnicamente, si tratta di un “metodo di regolazione dei prezzi dei servizi pubblici volto a vincolare il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tariffe. Il regolatore stabilisce il massimo saggio a cui un insieme di prezzi è autorizzato a crescere per un certo numero di anni e nel rispetto di questo vincolo aggregato l’impresa è libera di fissare i prezzi e le tariffe che desidera”, così dice il dizionario Treccani.

In Europa, praticamente, è un sistema pensato per imporre un tetto massimo al prezzo di importazione del gas.

Il provvedimento si è reso necessario per l’impennata dei prezzi, dovuta alle turbolenze della guerra russo-ucraina e le conseguenti sanzioni nei confronti del principale fornitore di gas all’Europa, la Russia, appunto.

Secondo gli accordi, il tetto può scattare a partire dal 15 febbraio, se i prezzi del gas scambiato al Ttf di Amsterdam (l’indice di riferimento per il gas del blocco) supereranno i 180 euro per megawattora per tre giorni. In aggiunta a questa condizione i prezzi dovranno essere superiori di 35 euro anche rispetto a un prezzo di riferimento basato sulle valutazioni dei prezzi del Gas naturale liquefatto (Gnl), sempre per tre giorni.

In questo modo il price cap sarà dinamico e legato anche allo spread con i prezzi del gas acquistato sui cosiddetti mercati spot.

Una volta scattato, il tetto impedirebbe di effettuare scambi sui contratti a un mese, a tre mesi e a un anno a un prezzo superiore di oltre 35 eur/MWh rispetto al prezzo di riferimento del Gnl, ma questo limite non potrà mai scendere sotto i 180 euro in totale, anche nel caso in cui il gas liquefatto dovesse essere molto più economico.

Il limite di prezzo si applicherà per almeno 20 giorni lavorativi e si disattiverà automaticamente se i prezzi scenderanno al di sotto di 180 eur/MWh per tre giorni.

Il tetto si applicherà a tutte le piattaforme virtuali di scambio di gas nell’Ue ma, almeno inizialmente, non riguarderà eventuali scambi privati che potranno essere fatti al di fuori delle borse. Questo, secondo la Ue, dovrebbe rappresentare una valvola di sicurezza per le forniture critiche ma non c’è il rischio che tutti passino ai mercati privati per evitare il tetto.

E fin qui tutto bene. Quest’anno l’Unione europea è riuscita a riempire le riserve fino a un picco del 96% a novembre, aumentando le forniture di Gnl anche perché gli acquirenti cinesi hanno evitato in larga misura il mercato spot e alcuni carichi destinati agli compratori asiatici sono stati dirottati in Europa. Ma non è detto che il prossimo anno accada lo stesso e la domanda potrebbe essere altissima a livello mondiale, portando i prezzi a un nuovo balzo “stellare”.

di: Giulia GUIDI