CESARE BATTISTI

L’ex terrorista racconta le condizioni all’interno del carcere. Ritiene anche che un gruppo di agenti lo avrebbero aggredito verbalmente e fisicamente nel quadro di una “accanita persecuzione” nei suoi confronti

“Negato il quarto di vino e birra a pasto”, scrive così Cesare Battisti, il terrorista nella prigione di Parma lamentando ancora una volta le condizioni cui sarebbe sottoposto in cella. Ѐ stato consegnato allʼItalia dopo una latitanza di 37 anni in Francia e in Brasile.

Condannato all’ergastolo per quattro omicidi ed altri reati, aveva anche denunciato di essere stato preso di mira da alcuni agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Parma.

Nel manoscritto datato 7 marzo, letto in anteprima dall’AGI, l’ex latitante scrive che lo scorso 2 marzo “alle 8 del mattino un assistente capo in servizio con aria spavalda e fare minaccioso,  supportato da un nugolo di agenti dalle impressionanti prestanze fisiche faceva irruzione nella mia cella con la manifesta volontà di voler provocare reazioni inconsulte, aggredendo verbalmente e fisicamente il sottoscritto“. Le azioni, aggiunge, hanno portato al “danneggiamento di oggetti personali, tra cui il computer” nel “disegno di un’accanita persecuzione“.

Il 67enne afferma di aver subito un “trattamento selvaggio” e il mancato rispetto della sua privacy, lamenta gravemente il danneggiamento del suo PC che usa come “strumento di lavoro come scrittore ed editor di ‘Artisti dentro’” ma anche “l’unico mezzo per mantenere un equilibrio psichico in circostanza tanto avverse“.

L’ex terrorista, arrestato in Bolivia nel 2019 dopo 37 anni di latitanza, chiede alla Sorveglianza di accertare eventuali ipotesi di reato.

di: Alessia MALCAUS

Aggiornamento di: Alice GEMMA

FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO