Per Lavrov le politiche di espansione della Nato ricordano le idee di Hitler
È l’incursione di un gruppo di dissidenti nella regione russa di Belgorod a far discutere ancora oggi. Il governatore della Regione accusa un “gruppo di sabotaggio e ricognizione delle forze armate ucraine” di aver fatto irruzione nel territorio del distretto di Grayvoronsky, confermando che l’esercito russo è al lavoro per respingere l’attacco.
Ancora oggi 25 maggio alle 15.30 (ora di Mosca) si è verificata un’altra esplosione nei pressi del checkpoint di Grayvoron, nella regione di Belgorod.
In un primo momento Kiev si difende negando ogni coinvolgimento nell’attacco, che sarebbe stato condotto solo da combattenti russi delle formazioni Libertà per la Russia e Corpo dei volontari russi. Entrambe le formazioni sono composte da oppositori e dissidenti ma apparterrebbero a fazioni opposte, una liberaldemocratica e l’altra di destra, ma entrambe inquadrate regolarmente nell’esercito ucraino.
«Non resistete e non abbiate paura: non siamo vostri nemici. A differenza degli zombi di Putin, non tocchiamo i civili e non li usiamo per i nostri scopi. La libertà è vicina. Oggi è il momento per tutti di assumersi la responsabilità del proprio futuro. È ora che la dittatura del Cremlino finisca» è il messaggio lanciato alla città da Libertà per la Russia.
Gli Stati Uniti hanno commentato la vicenda prendendo le distanze dall’attacco in Russia, con il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller che ha ribadito che Washington “non incoraggia e non agevola attacchi all’interno della Russia“.
Nel pomeriggio del 25, però, l’Ucraina ammette un suo coinvolgimento: Andriy Chernyak, funzionario della direzione dell’intelligence militare ucraina, ha confermato “una forma di cooperazione con il Corpo dei Volontari russi e la Legione Russia Libera“, collaborazione che secondo la fonte che ha parlato con il Financial Times si esaurirebbe in comunicazione e condivisione di informazioni, mentre sarebbe escluso qualsiasi diretto coinvolgimento delle forze ucraine.
L’ipotesi del coinvolgimento dell’Ucraina era già stata alimentata anche dalle ultime dichiarazioni del segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa ucraino Oleksiy Danilov secondo cui “ci saranno dei passi avanti in altre regioni di confine della Russia finché il regime criminale di Putin non porrà fine alla sua guerra contro l’Ucraina“. Proseguono anche oggi gli attacchi oltre il confine: si registrano azioni anche nelle regioni di Bryansk, Kursk e Voronezh.
Commenta le incursioni nei territori russi anche il fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, intervistato da un blogger filo-russo. Secondo l’oligarca, il Corpo dei volontari russi “stanno entrando senza vergogna nella regione di Belgorod“, mentre le forze armate russe “non sono assolutamente pronte a resistere” alle incursioni.
Prigozhin ha anche commentato l’esercito ucraino, definendolo uno dei più forti al mondo anche per la sua capacità di “operare con uguale successo con qualsiasi sistema militare, compresi quelli sovietici e della Nato“.
Il capo di Wagner ha anche fornito alcune stime sulle perdite del suo gruppo e di Mosca: fra i suoi uomini si contano oltre 20mila combattenti morti nella sola battaglia per Bakhmut mentre ha perso la vita il 20% dei 50mila prigionieri russi reclutati per la guerra.
Lavrov: l’espansione della Nato segue politiche “hitleriane”
Nel frattempo il ministro degli Esteri Lavrov è tornato ad attaccare la Nato, definendo la sua “espansione sconsiderata” un riflesso delle “stesse idee che guidavano la politica della Drang nach Osten“, la “spinta verso est” di Hitler.
Riaperto il ponte di Crimea
Dopo i video che ritraevano una colonna di fumo sopra al ponte di Crimea, un amministratore della Regione ha reso noto che la struttura è stata riaperta dopo diverse ore di “esercitazioni”.
A Bakhmut non si combatte più
Intanto la posizione dei russi a Bakhmut sembra essersi consolidata: lo conferma il fatto che per la prima volta da dicembre lo Stato Maggiore ucraino non abbia segnalato combattimenti nella città, segno che Kiev abbia mantenuto le sue posizioni in un’area fortificata delimitata.
Zaporizhzhia come base militare
Kiev ha accusato l’esercito russo di sfruttare la centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia come “base logistica e militare”, a dispetto dei “numerosi appelli dell’Aiea e dei leader mondiali”.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS