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Il tasso sui rifinanziamenti principali va al 4,50%, quello sui depositi al 4%, quello sui prestiti marginali al 4,75%

Arrivata la decisione della Bce circa i tassi d’interesse. L’aumento deciso dall’Istituto centrale di Francoforte ha portato il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75% con effetto dal 20 settembre.

Dal board del Consiglio direttivo della Bce viene spiegato che questo decimo aumento consecutivo è dato dal fatto che il Consiglio ritiene “che i tassi abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario“, sottolineando che “l’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Al fine di progredire ulteriormente verso tale obiettivo, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce“, inoltre “la correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia. Le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi. Gli esperti della Bce hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025“.

Christine Lagarde, durante la conferenza stampa, ha reso noto che sono state riviste le stime di crescita dell’Eurozona per quest’anno a -8% dal -8,7% stimato a giugno. Così la previsione sul recupero 2021 è stata limata al +5% (dal +5,2%) e sul 2022 al +3,2% (dal +3,3%) e aggiunge che “l’economia della zona euro, stagnante negli ultimi mesi, suggerisce che la debolezza resterà anche nel terzo trimestre. Le condizioni del credito stanno indebolendo la crescita e i servizi, che prima erano un settore resiliente, ora si indeboliscono“. Nonostante alcuni membri preferissero “un altro tipo di decisione, una pausa” Lagarde ha assicurato che la decisione si stata presa con una “solida maggioranza“. In merito al futuro la presidente ha spiegato che il livello dei tassi “ha due modi per essere determinato: deve essere sufficientemente restrittivo e per un tempo abbastanza lungo. Non abbiamo discusso del tempo, siamo dipendenti dai dati. Dobbiamo testare la nostra valutazione di oggi in base alle stime future“.

Viene comunque evitata la stretta monetaria sui titoli pubblici e privati acquistati nell’ambito del programma Pepp, nel comunicato si legge infatti che “il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del Pepp sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del Pepp, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia“.

Secondo le analisi della Federazione autonoma bancari italiani si prospetta che i tassi dei nuovi mutui variabili potrebbero arrivare “a breve” in media “verso il 7% dallo 0,6% di fine 2021”.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: EPA/RONALD WITTEK