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Congelati i beni di aziende e imprenditori russi in Ucraina, ma a Brasilia un alleato fa un passo indietro

Non è la prima volta che Kiev usa la tattica delle sanzioni per fiaccare gli occupanti russi, ma questa volta la proporzione della misura e i nomi che sono finiti nella “lista dei proscritti” sono notevoli. L’Ucraina ha infatti comminato sanzioni a 182 aziende russe e bielorusse, e a tre persone; lo scopo è bloccare i collegamenti di Mosca e Minsk con lo stesso paese, impedendo ai magnati di trasferire liquidità tra i confini in conflitto. «I loro beni in Ucraina – spiega il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – sono bloccati, le loro proprietà saranno utilizzate per la nostra difesa».

Tra le società sanzionate figurano principalmente realtà attive nel trasporto di merci, leasing di veicoli e produzione prodotti chimici. La “lista” include anche personaggi celebri dell’economia russa, come il produttore russo di fertilizzanti al potassio Uralkali, il produttore statale bielorusso di potassio Belaruskali, le ferrovie bielorusse e russe, VTB-Leasing e Gazprombank Leasing che si occupano entrambi di trasporti leasing.

Brasilia fa marcia indietro

Prudenza destinata a durare poco, come quella tedesca, o una vera e propria uscita di scena dal conflitto? Ancora è da definire, ma intanto il Brasile fa un passo indietro dal fronte ucraino. Secondo quanto riportato dal quotidiano Folha de S. Paulo infatti, Lula avrebbe posto un veto alla fornitura di munizioni per i carri armati: la linea è quella di mantenere una posizione il più neutrale possibile per non scatenare le ire Mosca. Il capo di Stato brasiliano, inoltre, avrebbe negato di aver ricevuto sollecitazioni dal governo tedesco per l’invio di armi.

Il giornale cita la Germania anche perché le armi che il Brasile avrebbe potuto spedire a Kiev sarebbero consistite in munizioni per i carri armati di fabbricazione tedesca (cioè i Leopard che Berlino ha deciso di inviare a Zelensky qualche giorno fa). Il cancelliere tedesco Olaf Scholz avrebbe anche avviato i suoi canali diplomatici per convincere anche altri Paesi a donare armi all’Ucraina. Lo stop di Lula sarebbe arrivato durante un incontro tra i capi delle Forze armate brasiliane il ministro della Difesa, José Múcio. Dalla vendita di un primo lotto già a disposizione, secondo alcuni militari, si sarebbero potuti fatturare 25 milioni di real, corrispondenti a circa 4,5 milioni di euro. Eppure Lula ha scartato questa proposta.

La fornitura di armi “non può essere un tabù”

«Ringrazio quanti nel mondo, politici, personaggi pubblici, giornalisti e gente comune, insistono con noi sul fatto che non ci può essere alcun tabù nella fornitura di armi per proteggersi dal terrore russo» ha detto nel consueto messaggio video pubblicato nella notte sui social Zelensky, forse proprio per incentivare gli aiuti da parte degli alleati dopo le ultime titubanze. «Faremo tutto il possibile – spiega – per garantire che i partner aprano a questa fornitura vitale, in particolare la fornitura di missili Atacms e altre armi simili. Poiché è necessario proteggere la vita».

Il messaggio arriva anche in un momento in cui, secondo lo Stato maggiore ucraino, la Russia sta preparando una vasta offensiva da lanciare in primavera. Per questo ieri dalle pagine del quotidiano spagnolo El Pais il portavoce dell’aeronautica militare ucraina Yurii Ihnat ha chiesto 24 caccia ai Paesi alleati, aggiungendo che spera di poter ricevere gli F16 americani, ma che sta valutando anche i Rafale francesi e i Gripen svedesi. Zelensky stesso è tornato a chiedere ulteriori armamenti, spiegando: «l’Ucraina ha bisogno di missili a lungo raggio per impedire agli occupanti di posizionare i loro lanciamissili lontano dalla linea del fronte e con essi distruggere le città ucraine».

Telefonata per Putin

Il cancelliere tedesco Scholz nel mentre non abbandona la linea del dialogo con Mosca: «parlerò di nuovo con Putin al telefono, perché è necessario parlarci. Spetta a Putin ritirare le truppe dall’Ucraina e fermare questa terribile guerra insensata che è già costata centinaia di migliaia di vite umane» ha detto sottolineando che finché la Russia continuerà la guerra con l’attuale livello di aggressività la situazione non cambierà.  Il Cancelliere ha poi ricordato che le passate conversazioni telefoniche con Putin “non sono state di tono scortese”, sottolineando però che il leader russo ha ripetutamente chiarito di voler “annettere con la forza parti del suo Paese vicino”.

A scuola di guerra

Intanto gli 007 britannici hanno rivelato che la Russia stia tornando all’addestramento militare nelle scuole, come ai tempi dell’Unione Sovietica. I dettagli sono trapelati dal ministero russo dell’Istruzione. A partire dalle scuole secondarie, il prossimo primo settembre, i ragazzi dovranno imparare l’uso di fucili d’assalto Ak e bombe a mano, fare esercitazioni e saluti militari. Non solo: anche gli universitari riceveranno un addestramento militare di base.

«Queste iniziative – conclude il bollettino britannico – evidenziano l’atmosfera sempre più militarizzata nella Russia in tempo di guerra, così come una (probabilmente deliberata) evocazione dell’Unione Sovietica: un simile addestramento era obbligatorio nelle scuole fino al 1993».

Scambi al vetriolo tra Crosetto e Medvedev

Dopo i botta e risposta di ieri tra il ministro italiano della difesa Guido Crosetto oggi replica ancora alle parole del vice presidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev: «non ho mai avuto alcun pregiudizio contro la Russia. Anzi. Ero anche stato critico su alcuni approcci Nato che reputavo ingiustificati. Speravo potesse diventare alleata dell’Occidente» scrive in un tweet Crosetto.

Intanto al fronte

Le forze ucraine, secondo quanto riportato dal Kyiv Independet che cita lo Stato maggiore delle forze armate di Kiev, hanno respinto 16 assalti russi negli oblast di Donetsk e Luhansk, nello specifico vicino a Dibrova e Bilohorivka nell’oblast di Luhansk e Yampolivka, Verkhnokamianske, Rozdolivka, Sil, Blahodatne, Paraskoviivka, Bakhmut, Ivanivske, Klishchiivka, Novomykhailivka, Vodiane, Marnka, Pobieda, Vuhledar nell’oblast di Donetsk. Le forze degli occupati hanno anche colpito due punti di controllo russi, due aree di concentrazione della difesa aerea, sei basi temporanee delle truppe di Mosca, un deposito di munizioni e un sistema di guerra elettronica. 

Fino ad oggi, secondo quanto riportato dal bollettino dello Stato maggiore di Kiev, le forze ucraine avrebbero ucciso 126.160 mila soldati russi, di cui solo ieri 650; le forze armate degli occupati avrebbero inoltre distrutto otto tank e 22 veicoli corazzati.

L’Ucraina si conferma, quest’anno, il Paese più minato al mondo, con oltre il 40% del territorio cosparso di mine. Una minaccia a lungo termine che persisterà anche dopo la fine del conflitto.

In giornata si moltiplicano le notizie degli attacchi: missili russi sarebbero esplosi su Kherson, colpendo anche un ospedale clinico regionale. Il bilancio delle vittime è di tre morti.

di: Caterina MAGGI

aggiornamento di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY