Nessuno studio ha mai dimostrato il collegamento tra uso di queste armi e malattie nei veterani ma in tempo di guerra in Ucraina il dibattito è ancora acceso
Negli schieramenti a favore dell’Ucraina dopo l’invasione russa, tra le decisioni che più hanno fatto discutere c’è quella di alcuni Paesi di fornire Kiev con munizioni all’uranio impoverito. Ecco di cosa si tratta.
Questo tipo di proiettile viene prodotto a partire dagli scarti della produzione del combustile per le centrali atomiche e delle testate per le bombe nucleari. Si tratta di materiale a bassa radioattività “riciclato” come arma e trasformato in proiettili a partire dagli anni Settanta quando il Pentagono li destinò ai cannoni di carri armati Abrams e agli Avenger. Questo tipo di munizione è in grado di perforare mezzi corazzati ma la sua pericolosità sta nella capacità incendiaria dopo l’impatto, esplosione che libera particelle di uranio.
Secondo Londra (il Regno Unito è tra quei Paesi che ha fornito questo tipo di munizione alle forze ucraine) la ricerca scientifica afferma che l’impatto sulla salute personale e sull’ambiente dei proiettili è “probabilmente basso” a fronte di un’alta efficacia contro moderni carri armati e veicoli blindati. Lo stesso Regno Unito – come rende noto un rapporto pubblicato dall’International Coalition to Ban Uranium Weapons (Icbuw), ONG che si batte per il divieto definito delle armi all’uranio impoverito – ha nei propri arsenali almeno due tipologie di queste armi, proiettili denominati Charm 1 e Charm 2 che possono essere usati come munizioni per i cannoni da 120 millimetri montati sui Challenger 2, tank pesanti da combattimento di standard Nato.
Malgrado le polemiche sul loro utilizzo in conflitti passati, come in ex Jugoslavia, Iraq e Kuwait, le armi perforanti contenenti uranio impoverito, quindi anche bombe o granate per tank, sono ad oggi in dotazione a diversi Paesi del mondo dal momento che una vera messa al bando non è mai stata decisa. Sebbene alcuni reduci dei conflitti del periodo successivo alla Guerra Fredda abbiamo sviluppato sintomi e malattie, un legame diretta tra questo tipo di arma e le malattie non è mai stato dimostrato scientificamente.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/SASA STANKOVIC /DC