Storia di un’azienda che costruisce un futuro sostenibile e inclusivo
Unire sinergie tra professionisti, mantenendo però le singole unicità e identità. Nasce da questa filosofia un nuovo modello di architettura, quello di Studioarco+ e del suo fondatore Marco Carlo Castelli, che mette al centro del suo lavoro la volontà di creare luoghi inclusivi e sostenibili per tutti, cioè improntati non a chi li costruisce, ma a chi li vive.
Come nasce la vostra realtà?
«Studioarco+ ha una genesi particolare: è stato sviluppato da me e mia moglie Maria Cristina Fontana come Studio Arco, nel 1995. All’inizio come tanti piccoli studi di provincia abbiamo costruito man mano la nostra clientela, facendo la cosiddetta “gavetta”. Nel 2015 Studio Arco cambia e diventa Studioarco+, dove il “più” indica l’aggregazione delle persone che contribuiscono allo sviluppo del marchio. Siamo diventati nel 2020 una società di ingegneria con 14 soci e diversi collaboratori. Il nostro ideale si basa su un concetto che definirei di “società federata”, ovvero formata da un insieme di studi che si uniscono in vista di uno sforzo comune, mantenendo al contempo la propria autonomia e peculiarità. Questo genera una realtà “contenitore” di professionisti e progetti di alta qualità e multidisciplinarietà, in cui ognuno (dal progettista affermato al tirocinante) può, anzi deve, portare il proprio valore aggiunto, soluzioni, sogni e speranze. Una formula che ci ha permesso non solo di offrire il meglio ai nostri clienti, ma anche di affrontare la difficile crisi economica a cavallo tra 2008 e 2012».
Questa filosofia si declina in molti aspetti, compresa l’attenzione alla formazione dei più giovani. STUDIOARCO+ infatti ospita studenti, sia allievi impegnati nell’Alternanza Scuola-Lavoro che tirocinanti universitari, perché possano impegnarsi in prima persona sviluppando un proprio progetto. Non solo: nel 2022 lo stesso Castelli ha lasciato le “redini” dell’attività a due giovani under 30, nominandoli Presidente e vice Presidente della società.
Che cosa vi rende diversi dai competitor?
«Sicuramente il fatto di saper coniugare esperienza e flessibilità. Il nostro core business è lo sviluppo di progetti per aziende, urbanistica e progettazione di lavori pubblici. Siamo abituati a operare su tutti i temi del settore, che siano giuridici, urbanistici, tecnici o progettuali. Tutto ciò mantenendo al tempo stesso grande duttilità, il che ci consente di essere efficaci ed efficienti anche nelle emergenze e nelle urgenze. Forniamo ai clienti diversi punti di riferimento in cui possono trovare, in qualsiasi momento, un interlocutore presente che può dare immediatamente risposta alle loro esigenze. Da una parte abbiamo quindi la stabilità che contraddistingue i grandi gruppi, dall’altra un approccio più immediato, quasi “artigianale”. Non credo che l’architettura sia, come a mio avviso sembra essere stato sdoganato da alcuni “archistar”, un prodotto “instagrammabile” che porta l’impronta del creatore, ma piuttosto un progetto di arte sociale che rispecchia le persone, di qualunque condizione e convinzione, che vivono gli spazi che realizziamo».
Quale futuro attende Studioarco+?
«In questo momento siamo stati chiamati in qualità di consulenti per un grande gruppo, di cui alcune aziende sono produttrici di energia mentre altre sono energivore. Li stiamo perciò consigliando per creare un percorso di sviluppo che sappia coniugare sostenibilità e produttività, ed è un progetto che ci impegnerà per alcuni anni. Allo stesso tempo stiamo lavorando a un accordo in programma con Provincia, Regione e Comune per costruire infrastrutture in una zona montana creando così al tempo stesso nuove occasioni di occupazione in un territorio, sotto questo aspetto, molto fragile».
Per chi vuole progettare il futuro costruendolo su misura dei propri sogni, la soluzione è rivolgersi a professionisti che sanno coniugare esperienza e voglia di rinnovarsi accettando le sfide che verranno. Come già fa Studioarco+.