È la terza regista francese a vincere nella storia della kermesse. Gli italiani si accontentano del successo di pubblico
Si è conclusa lo scorso sabato 27 maggio la 76esima edizione del Festival di Cannes. A vincere la Palma d’oro è stato il film francese Anatomie d’une chute (Anatomia di una caduta) consegnato alla regista Justine Triet da Jane Fonda. L’attrice ha partecipato alla serata condotta da Chiara Mastroianni insieme a Roger Corman e Quentin Tarantino per il Grand Prix.
La pellicola da Palma d’oro tra primati e polemiche
Triet è la terza regista francese a vincere a Cannes dopo Jane Campion con The Piano Lesson nel 1993 e Julia Ducournau con Titanium nel 2021. Un segno di cambiamento in un’industria tendenzialmente maschile come quella cinematografica, come ha sottolineato Fonda («Quando sono venuta a Cannes per la prima volta non c’era nessuna regista in concorso e neppure ci sembrava che fosse qualcosa di strano, quest’anno ce ne sono state 7. È storico ma in futuro sarà la normalità»).
Ma non sono mancate anche le polemiche. Triet, infatti, è salita sul palco emozionatissima e ha indirizzato una critica all’operato del Governo francese. «Stasera mi date la parola e non posso accontentarmi di esprimere la mia felicità per il premio – ha esordito. – Quest’anno nel mio Paese c’è stata una protesta storica, estremamente potente e unanime contro la riforma delle pensioni, una protesta che è stata scioccamente negata e repressa. E questo percorso di dominio del potere sta diventando sempre più palese e sta esplodendo in tutti i settori, si può vedere in tutti gli ambiti della società e il cinema non vi sfugge».
Ha poi aggiunto: «la mercificazione della cultura, che il governo neoliberale sta difendendo, sta facendo saltare l’eccezione culturale francese, ovvero le misure che proteggono e incoraggiano l’arte francese di fronte alla globalizzazione, quella stessa eccezione culturale senza la quale non sarei qui davanti a voi oggi».
Le sue affermazioni non sono sfuggite alla ministra della Cultura Rima Abdul Malak che si è detta “allibita” dal discorso “ingiusto” della regista. Scrive su Twitter: «felice di vedere la Palma d’Oro assegnata a Justine Triet, la decima per la Francia! Ma sbalordita dal suo discorso ingiusto. Questo film non avrebbe mai visto la luce se non fosse stato per il nostro modello francese di finanziamento del cinema, che permette una diversità unica al mondo. Non dimentichiamolo».
Gli altri premi sulla Croisette
La giuria – presieduta dallo svedese Ruben Ostlund e composta da Julia Ducournau, Paul Dano, Atiq Rahimi, Maryam Touzani, Denis Menochet, Rungano Nyoni, Damian Szifron e Brie Larson – ha assegnato il Premio della Giuria a Kuolleet Lehdet (Fallen Leaves) di Aki Kaurismaki.
Il premio per la miglior sceneggiatura va alla pellicola giapponese Monster di Kore-eda Hirokazu, già Palma d’oro per Shoplifters – Un affare di famiglia nel 2018, che vince anche la Palm queer.
La miglior interpretazione femminile è quella di Merve Dizdar in Kuru Otlar Ustune (Dried Herbs) del regista turco Nuri Bilge Ceylan. Il premio maschile va invece a Koji Yakusho per il film Perfect days di Wim Wenders.
Il premio per la migliore regia va al vietnamita naturalizzato francese Tran Anh Hu’ng per La passion de Dodin Bouffant (The Pot-au-feu). E infine Grand Prix Speciale viene assegnato a The Zone of Interest dell’inglese Jonathan Glazer, tratto dal romanzo omonimo di Martin Amis.
I film italiani in concorso – ben tre con Rapito di Marco Bellocchio, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti e La Chimera di Alice Rohrwacher – non vincono nulla ma ottengono grande visibilità e ottimo riscontro di pubblico.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/EPA/GUILLAUME HORCAJUELO