Parla Luca Trevisan, professore ordinario della Bocconi

L’Intelligenza Artificiale è in grado di fare molte cose e sebbene con il tempo potrebbe migliorare sarebbe sbagliato a pensare ad essa come a un “superpotere” in grado di tutto. È questa la tesi sostenuta dal professore ordinario di Informatica all’Università Bocconi e direttore del master in Intelligenza artificiale, Luca Trevisan.

In occasione della lettura inaugurale della Cattedra Fondazione Invernizzi in Computer Science lo scorso 7 settembre, Trevisan ha così dichiarato all’ANSA: «stiamo assistendo a un progresso continuo nello sviluppo di algoritmi che fanno sempre più cose e, in prospettiva, nei prossimi anni si vedano sempre più applicazioni, a partire dalla medicina con lo sviluppo di nuove terapie, diagnosi più precoci e cure personalizzate, ma questo progresso può darci l’impressione che non ci siano limiti a ciò che è possibile fare con gli algoritmi».

La realtà è diversa. Così spiega Trevisan: «ci sono cose che gli algoritmi non potranno fare, calcoli per i quali non si potranno sviluppare algoritmi efficienti». Considerazione che può essere applicata, ad esempio, all’home banking e in generale alle transazioni finanziarie, la cui sicurezza “passa attraverso app basate su calcoli che, se fosse possibile fare efficientemente, potrebbero lasciare campo libero a operazioni non autorizzate. Per esempio, potrebbe essere possibile infiltrarsi in un sistema sicuro, impersonare l’utente di un servizio di online banking che richieda di identificarsi. È vero che esistono problemi di calcolo che potrebbero permettere questo, ma non esistono algoritmi che riescano a permetterli in un tempo ragionevole: ci vorrebbero miliardi di anni“.

«È una questione di complessità. In futuro esisteranno algoritmi con un’intelligenza simile alla nostra, ma più veloci. Non c’è ragione di dubitarne, ma anche un sistema di IA super-intelligente non potrà essere in grado di eseguire calcoli tali da violare la sicurezza», conclude.

Luca Trevisan è un ricercatore con alle spalle un’importante carriera come ricercatore negli Stati Uniti, tra le università Columbia di New York e Berkeley e Stanford in California. All’incontro dello scorso 7 settembre hanno preso parte anche Salil Vadhan, dell’Università di Harvard; il presidente della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, Giuseppe Bertoni; Francesco Billari e Andrea Sironi, rispettivamente rettore e presidente dell’Università Bocconi.

di: Alessia MALCAUS

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