liquore

I monaci certosini, produttori del liquore, hanno deciso di limitare la produzione per “concentrarsi sul proprio obiettivo principale: proteggere la propria vita monastica e dedicare il proprio tempo al silenzio e alla preghiera”

La produzione del liquore francese Chartreuse non aumenterà. Questa la decisione dei suoi produttori ovvero i monaci certosini nel sud della Francia impegnati in questo business partito da una complessa ricetta risalente al 1605.

A metà gennaio l’azienda che lo distribuisce ha inviato una lettera informando i propri distributori della scelta dei monaci “per concentrarsi sul proprio obiettivo principale: proteggere la propria vita monastica e dedicare il proprio tempo al silenzio e alla preghiera”.

Il liquore ha una grande richiesta a livello internazionale ed è utilizzato in alcuni cocktail piuttosto popolari tra gli appassionati, come il Last Word, ma viene bevuto anche liscio.

I certosini sono uno degli ordini più rigorosi della Chiesa cattolica, piccoli gruppi di uomini che scelgono una silenziosa vita da eremiti. Il primo istituto venne fondato nel 1084 dal santo cattolico San Bruno nella regione francese dell’Isère, e si chiama Monastero della Grande Chartreuse.

La ricetta storica del liquore nacque dall’idea di un maresciallo d’artiglieria del re francese Enrico IV, François Hannibal d’Estrées, che lo presentò ai monaci dicendo di aver creato un “elisir di lunga vita”. La ricetta originale include 130 erbe, piante, fiori e altri ingredienti sconosciuti e venne migliorata dai monaci durante il diciassettesimo secolo e messa in vendita a partire dal 1764, con il nome di “Élixir végétal de la Grande-Chartreuse”.

Oggi in commercio troviamo due ricette principali la “Certosa Verde”, che è più delicata e ha un colore talmente riconoscibile da dare il nome a una tonalità, il “verde certosa”, e la “Certosa Gialla”, più dolce. Entrambe vennero sviluppate nel 1840 circa.

Dato che è creato con decine di ingredienti naturali diversi – tra cui genziana, genepì, finocchio, verbena odorosa, anice stellato, angelica e cumino – il gusto della Chartreuse si modifica con il passare del tempo, e alcune bottiglie particolarmente vecchie sono piuttosto costose. Il gusto potrebbe ricordare vagamente quello di liquori italiani come lo Strega o il Galliano.

Al giorno d’oggi i liquori vengono prodotti usando la miscela d’erbe preparata dai pochi monaci della Grande Chartreuse che sono a conoscenza della ricetta segreta, mentre l’imbottigliamento, il confezionamento, la commercializzazione e il lavoro della distilleria sono gestiti dall’azienda Chartreuse Diffusion, creata nel 1970.

Il cocktail più famoso creato con il liquore Chartreuse è il Last Word, ottenuto mescolando in parti uguali gin, succo di lime, liquore al maraschino e Chartreuse. Il liquore è noto anche nella cultura pop infatti il cantante Bruce Springsteen nella sua biografia scrive di amarlo; la scrittrice Amélie Nothomb lo fa bere ai personaggi dei suoi romanzi, sia Frank Zappa che Tom Waits l’hanno citato in alcune canzoni.

di: Alice GEMMA

FOTO: SHUTTERSTOCK