mosca

Il sanguinoso attentato alla sala concerti di Mosca non è che l’ultimo in ordine cronologico a colpire il cuore della Federazione

Con la notizia dell’attentato del 23 marzo a Mosca si è tornati a parlare di terrorismo in Russia, nonostante al momento il presidente Putin accusi l’Ucraina per la responsabilità dell’attacco che ha causato oltre 100 vittime nella sala concerti Crocus City Hall. Gli attentati islamici alla Russia hanno però una lunga e drammatica storia alle spalle, come riporta l’agenzia di stampa EFE che ha incrociato i dati del proprio database con quelli del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, tra il 2015 e il 2019 l’Isis ha rivendicato o è stato il responsabile di almeno 14 attentati. 

Il presidente russo Vladimir Putin alla commemorazione delle vittime dell’attentato a Mosca, 24 Marzo 2024. EPA/MIKHAIL METZEL/SPUTNIK/KREMLIN POOL

29 dicembre 2015

Nel dicembre 2015 avviene il primo episodio rivendicato dell’Isis in Russia: nella cittadella Naryn-Kala di Derbent, nella Repubblica del Daghestan un uomo apre il fuoco contro 11 turisti che stavano visitando l’antica città fortificata, la sparatoria provoca una vittima. Secondo quanto riporta Reuters la vittima era una guardia di frontiera dell’Fsb, i servizi di sicurezza russi.

17 agosto 2016 

Nella cittadina compresa nell’oblast’ di Mosca e situata 20 km a est della capitale, Balashikha, nell’agosto del 2016 una coppia di uomini aggredisce con pistola e asce un agente di polizia a un posto di blocco.  Con un videocomunicato diffuso dall’agenzia Amaq, l’Isis rivendica l’attacco. L’agente di polizia seppur gravemente ferito si salva, mentre i due attentatori vengono uccisi dalla polizia.

23 ottobre 2016

In ottobre il copione è molto simile a quello di agosto in una zona residenziale di Nizhny Novgorod, una città industriale sulle rive del fiume Volga, a circa 400 chilometri a est di Mosca due uomini aprono il fuoco su un agente di polizia che stava ispezionando la loro automobile. Secondo quanto riferito dalla Tass le due persone avevano forzato il posto di blocco e a bordo era stato rinvenuto dell’esplosivo. I due attentatori che l’Isis rivendicando l’azione definisce “soldati dello Stato islamico” vengono uccisi dagli agenti di polizia, gli agenti vengono feriti ma sopravvivono.

17 dicembre 2019

L’attentato si svolge in Cecenia, a Grozny, in questo caso l’Isis non rivendicato l’accoltellamento di un poliziotto compiuto da due attentatori che hanno poi rubato un’automobile per uccidere altri tre agenti di polizia, ma secondo il Dipartimento di Stato degli States afferma siano stati reclutati da un comandante Daesh in Siria, sarebbero  stati diffusi video in cui gli attentatori giuravano fedeltà al gruppo a sostegno di questa tesi.

24 marzo 2017 

Nuovamente a Grozny un gruppo di assalitori attacca una postazione della Guardia nazionale russa. Le vittime dell’attentato sono 6 militari e 6 aggressori, anche in questo caso l’Isis non rivendica alcuna responsabilità ma sono gli Stati Uniti a puntare il dito sul sedicente stato islamico.

4 aprile 2017 

Ad Astrachan’, una delle principali città della parte meridionale della Russia europea, capoluogo dell’omonima oblast’, vengono uccisi due poliziotti in un attacco rivendicato dall’Isis.

Abu Bakr al-Baghdadi in una moschea di Mosul, Beirut, 5 Luglio 2014. ANSA/ WEB/ YOUTUBE

19 agosto 2017

A Surgut, città della Siberia Occidentale nel circondario autonomo degli Chanty-Mansi-Jugra situata sul fiume Ob’, un 19enne armato di coltello ferisce 7 persone. L’assalitore viene ucciso dalla polizia e l’Isis rivendica l’attentato. Negli stessi giorni aggressioni simili avvengono anche il Finlandia e Germania. 

27 dicembre 2017

A San Pietroburgo esplode una bomba all’interno di un supermercato della catena Perekriostok, l’esplosione causa il ferimento di circa 20 persone. L’Isis rivendica l’attacco. 

8 febbraio 2018

A Kizliar un 22enne armato di fucile a doppia canna apre il fuoco sulla folla durante la celebrazione della festa russa di Masletnisa, simile al Carnevale. Le vittime sono cinque, cinque anche i feriti. L’Isis rivendica l’attentato pubblicando sui social video dell’assalitore che giura la sua fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi.

Maggio 2018

Sono tre gli attentati rivendicati dal sedicente stato islamico in territorio russo: uno a Neftekamsk, uno a Nizhny Novgorod e uno in Daghestan. Gli attacchi, tutti all’indirizzo di agenti di polizia, non fanno vittime. 

31 dicembre 2018 

L’attacco avviene a Magnitogorsk, nell’oblast’ di Čeljabinsk negli Urali, l’esplosione di un edificio residenziale provoca 39 vittime e 17 feriti. Secondo le prime ricostruzioni a causare il crollo del palazzo sarebbe stata una perdita di gas che ha scatenato l’esplosione, alcuni giorni dopo però l’Isis rivendica l’attentato sostenendo di aver ucciso i “crociati” russi.

Magnitogorsk, Russia, 31 Dicembre 2018. EPA/RUSSIAN EMERGENCY SITUATIONS MINISTRY HANDOUT

2019

L’8 aprile a Kolomna, vicino a Mosca, un’esplosione che non provoca morti viene rivendicata dall’Isis. 

Il primo luglio nel distretto ceceno di Achkhoy-Martonovsky un uomo armato di coltello uccide un poliziotto a un posto di blocco, l’assalitore viene freddato da altri agenti e l’Isis rivendica l’attentato.

22 marzo 2024

L’attacco più recente ha provocato 137 morti e 180 feriti, l’Isis ha rivendicato l’attentato alla sala concerti Crocus City Hall pubblicando un video che mostra gli assalitori entrare aprendo il fuoco, il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso che sia stato compiuto da “islamisti radicali” ma parimenti sostiene la responsabilità ucraina, dichiarando che “sappiamo chi l’ha commesso, ora vogliamo sapere chi l’ha ordinato”. Per il presidente “è assolutamente chiaro che il terribile crimine al Crocus City Hall è stato un atto intimidatorio. La domanda è chi ne trae vantaggio e ne beneficia. Dobbiamo anche rispondere alla domanda sul perché i terroristi hanno cercato di fuggire in Ucraina dopo aver commesso un crimine” sostenendo la necessità di scoprire “chi li aspettava lì”. Mentre Kiev respinge ogni accusa, Putin attacca anche gli Stati Uniti di star cercando di “convincere tutti” del fatto che l’Ucraina non abbia responsabilità in merito.

Fiori deposti nei pressi della sala concerti Crocus City Hall, Russia, 25 Marzo 2024. EPA/MAXIM SHIPENKOV

I media russi parlano di terroristi stranieri che proverrebbero dal Tajikistan e che sarebbero arrivati in Russia (tramite la Turchia) all’inizio di marzo. Nei video diffusi dalle tv russe gli attentatori sono descritti come uomini senza lavoro che, per poche migliaia di euro, avrebbe deciso di compiere gli attentati.

Cos’è l’Isis Khorasan? 

L’Isis Khorasan (o Isis-K) è un ramo del gruppo terroristico del sedicente stato islamico particolarmente attivo in Afghanistan dal 2014. Ha come obiettivo la creazione di un califfato nell’Asia meridionale e centrale (un territorio che unirebbe Afghanistan, Pakistan, Iran e alcune ex repubbliche sovietiche, come Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan), governato dalle leggi della sharia, la “legge islamica”. Il nome del gruppo deriva dalla storica regione del Grande Khorasan, situata nell’Altopiano Iraniano (tra Asia occidentale e centrale). 

Quello compiuto a Mosca sarebbe uno dei più sanguinosi attacchi al di fuori del perimetro abituale del gruppo – senza tralasciare quando nel 2015 il gruppo rivendica la responsabilità dell’esplosione di un aereo passeggeri russo partito dall’Egitto e precipitato nel deserto del Sinai, attentato che causò la morte di tutte le 224 persone a bordo -, gli attenti precedenti avvennero infatti a Kabul nel 2021, dove con due attentati kamikaze i miliziani uccisero 13 militari statunitensi e 169 civili afghani in fuga dopo la ritirata statunitense; mentre nel 2018 attentatori suicidi uccisero 131 persone in Pakistan durante i comizi elettorali. All’inizio del 2024 il gruppo ha rivendicato l’attacco kamikaze in Iran che ha provocato la morte di 94 persone durante la commemorazione del generale Qasem Soleimani.

Perché la Russia?

La Federazione russa è un obiettivo degli islamisti a causa della lotta all’influenza anti-islamica portata avanti dalla Russia degli Stati ex sovietici e in Afghanistan ha rafforzato i legami con il governo dei talebani (rivali dell’ISIS), al potere dal 2021. Inoltre in Siria la Russia è impegnata a combattere lo stato islamico – insieme all’Iran da anni sostiene il presidente siriano Bashar al Assad – e in quest’ottica è chiaro il messaggio del comunicato della rivendicazione dell’attentato che lo definisce parte della “guerra tra lo Stato Islamico e i paesi che combattono l’Islam”. Storicamente le cause del conflitto risalgono all’occupazione sovietica dell’Afghanistan e alla repressione delle rivolte in Cecenia, tra 1994 e 2009 infatti l’esercito di Mosca fu impegnato in una lotta contro i separatisti (a maggioranza musulmana) che chiedevano l’indipendenza della regione.

Gli altri attacchi

La scia di sangue e terrore in Russia è ancora più lunga se vengono inseriti anche gli attentati non rivendicati e quelli di radice non legata al fondamentalismo islamico, come quello terribile del 1999 quando nella notte tra 8 e 9 settembre una bomba esplode in un edificio residenziale nel quartiere di Pechatniki, nella periferia di Mosca, causando la morte di 92 persone. I feriti sono 200.

Pechatniki, 9 Settembre 1999. ANSA

Pochi giorni dopo, il 13 settembre 1999, la capitale russa torna a essere attaccata. Una bomba colpisce un altro edificio residenziale. L’esplosione causa 118 morti, di questi 13 sono bambini. Anche in questo caso l’attentato non è rivendicato ma è una delle cause scatenanti dell’intervento miliare russi in Cecenia, secondo quanto stabiliscono le indagini gli assalitori sarebbero stati infatti  addestrati nei campi della guerriglia cecena.

L’8 agosto 2000 esplode un ordigno nei sottopassaggi di piazza Puskhin, poco lontano dal Cremlino. L’attacco non rivendicato provoca 13 vittime e 92 feriti.

A ottobre 2002 va in scena un episodio drammatico, tra il 23 e il 26 ottobre avviene il sequestro collettivo nel teatro Dubrovka di Mosca. Insieme ai 41 assalitori che sono parte di un commando che rivendicava fedeltà al movimento separatista ceceno chiedendo il ritiro immediato delle forze russe dalla Cecenia e la fine della seconda guerra cecena, muoiono anche i 130 ostaggi, tutti narcotizzati dalle forze speciali russe che decidono di procedere irrorando nella sala del Fentanyl.

Commemorazione delle vittime dell’attentato al teatro Dubrovka, Mosca 26 Ottobre 2012. EPA/YURI KOCHETKOV

Due anni più tardi, il 6 febbraio, tra le stazioni della metro Paveletskaia e Avtozavodskaia una bomba probabilmente trasportata da un kamikaze esplode causando 41 morti e 134 feriti. Seppur mai rivendicato l’attentato secondo la polizia russa sarebbe stato compiuto da fondamentalisti ceceni. Inizia così un anno particolarmente difficile in Russia, il 24 agosto due donne kamikaze si fanno esplodere a bordo di due Tupolev decollati da Mosca: uno si schianta nella regione di Tula, l’altro non lontano da Rostov sul Don. Gli attentati provocano nel primo caso 43 vittime, nel secondo 46. Questa volta il leader della guerriglia cecena, Shamil Basaev, rivendica gli agguati. Passano pochi giorni e il 31 agosto 2004 nuovamente una donna kamikaze si fa esplodere, questa volta nei pressi della stazione della metropolitana Rizhskaya di Mosca, vicino al centro commerciale Krestovsky. Sono 10 le vittime di questo attentato che non viene rivendicato ma viene attribuito al movimento ceceno.

L’ultimo attacco dell’anno è tra i più drammatici. Tra il primo e il 3 settembre 2004 a Beslan, nell’Ossezia del Nord, un commando di fondamentalisti islamici e separatisti ceceni prende in ostaggio quasi 1200 persone all’interno di un asilo il primo giorno di scuola. Si tratta di bambini, genitori e insegnanti che lavorano nella scuola il bilancio è durissimo: 335 vittime (di cui 186 bambini e 31 sequestratori) e oltre 400 feriti. 

Commemorazione delle vittime dell’attacco a Beslan, San Pietroburgo, 3 Settembre 2019. EPA/ANATOLY MALTSEV

Nel 2009 il terrore torna nella Capitale. A Mosca il 29 marzo due kamikaze si fanno esplodere uno nella stazioni Lubjanka, dove si trova la sede storica dell’Fsb, i servizi di sicurezza, e l’altro terrorista nella stazione di Park Kul’tury, vicino al Gorki Park. Le vittime provocate dalle esplosioni sono 38, i feriti circa 30. In questo caso l’attacco è rivendicato dal capo della guerriglia del Caucaso del nord, il ceceno Doku Umarov. Lo stesso leader rivendica anche l’attacco kamikaze del 24 gennaio 2011 che avviene nuovamente a Mosca. L’assalitore si fa esplodere all’aeroporto di Domodedovo provocando la morte di 37 persone e il ferimento di 117.
Il 2 aprile 2017 viene colpita San Pietroburgo, con l’esplosione di una bomba all’interno di un vagone della metro. Sono 14 le vittime e 47 i feriti, secondo le indagini della polizia il responsabile dell’attacco è Akbarzhon Jalilov, un cittadino russo di etnia uzbeka nato in Kirghizistan.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: ANSA/EPA/MAXIM SHIPENKOV