SUNAK

Nel Regno Unito non accennano a diminuire le critiche alla controversa proposta di legge sul trasferimento nel Paese africano dei richiedenti asilo, fortemente voluta dal premier britannico Rishi Sunak

Nel Regno Unito fa discutere il cosiddetto “piano Ruanda” per trasferire le persone migranti considerate irregolari nel Paese africano mentre la loro richiesta di asilo viene esaminata da Londra.

Il 22 gennaio la Camera dei Lord ha respinto la ratifica del trattato con il Ruanda, approvando una mozione che chiede al governo di sospendere il trattato fino a quando non sarà dimostrato che il Ruanda è un Paese sicuro per le persone migranti. Una commissione della Camera dei Lord ha, infatti, definito le garanzie presentate nel trattato “insufficienti”.

L’approvazione è arrivata con 214 voti favorevoli e 171 contrari.

Il voto alla Camera dei Comuni

Il 17 gennaio la Camera dei Comuni del Parlamento britannico ha approvato il Safety of Rwanda Bill, la proposta di legge sul cosiddetto “piano Ruanda bis”, che consiste nel trasferire le persone migranti considerate irregolari nel Paese africano mentre la loro richiesta di asilo viene valutata dal Regno Unito.

L’approvazione del provvedimento – arrivata con 320 voti favorevoli e 276 contrari – ha evitato una débâcle potenzialmente disastrosa per il governo conservatore di Rishi Sunak, che ha dovuto sedare una rivolta interna ai Tories. 60 deputati dell’ala destra del Partito Conservatore avevano sostenuto due emendamenti che, sostanzialmente, avrebbero reso ancora più dura la legge. Uno di questi prevedeva la possibilità per i giudici e i funzionari britannici di ignorare le ordinanze della Corte europea dei diritti dell’uomo (che non sono, però, vincolanti quanto quelle dei tribunali nazionali), che nel 2022 aveva bloccato il primo (e al momento unico) volo di trasferimento verso il Ruanda. L’emendamento, però, non è stato approvato in quanto hanno votato a favore solo 65 parlamentari, di cui 61 del Partito Conservatore, come l’ex ministra dell’Interno Suella Braverman. L’ala destra dei Tories ha ricevuto anche il sostegno dell’ex premier Boris Johnson.

Alla fine solo 11 deputati Tory hanno votato contro la legge, ma erano molte le spaccature, tra chi la riteneva troppo moderata e chi inapplicabile. Una decisione arrivata soprattutto per non infliggere un duro colpo al governo, anche in vista delle prossime elezioni legislative.

Nello specifico, la nuova versione della legge definisce il Ruanda un “Paese sicuro” e spiega in modo più dettagliato il funzionamento dei trasferimenti dal punto di vista legale.

Il 18 gennaio Sunak ha esortato la House of Lords ad approvare il progetto di legge in tempi rapidi, definendolo una “priorità nazionale”.

Il percorso del “piano Ruanda”

Una storia travagliata quella del controverso “piano Ruanda”, contestato da ong e associazioni per i diritti umani e che alcuni commentatori e opinionisti hanno descritto come un piano di “deportazione”.

Il piano consiste nel trasferire a pagamento in Ruanda le persone migranti in attesa che la loro richiesta di asilo venga esaminata. Se viene riconosciuto lo status di rifugiato c’è la possibilità di rimanere definitivamente nel Paese africano, in caso contrario quella di venire rimpatriati. Il programma è stato annunciato dal governo Johnson nel 2022, anno in cui Londra e Kigali hanno stretto un accordo. La legge, però, è stata più volte rinviata.

Già nel giugno del 2022 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha bloccato il volo verso il Ruanda con un’ingiunzione provvisoria, sostenendo che ci fosse un rischio di “danno grave e irreversibile” per le persone coinvolte. Nello specifico, la Corte europea aveva stabilito che per un uomo fuggito dall’Iraq – tra le persone migranti che avrebbero dovuto essere trasferite – sussisteva il rischio di subire pesanti violazioni dei propri diritti. Il governo britannico ha presentato ricorso all’Alta corte di giustizia del Regno Unito, che aveva, invece, decretato la legalità del piano. Nel frattempo alcune associazioni in sostegno dei richiedenti asilo hanno presentato ricorso. Quindi, un’altra bocciatura. Nel 2023 la Corte d’appello britannica ha dichiarato illegale il piano, sostenendo che il Ruanda non può definirsi “Paese sicuro”.

Nel novembre dello stesso anno anche la Corte suprema britannica lo ha giudicato illegale, definendo il trasferimento contrario al principio di non refoulement del diritto internazionale, ossia di non respingimento, secondo cui uno Stato non può respingere i richiedenti asilo mandandoli in un Paese in cui potrebbero essere perseguitati “per razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica”. Per la Corte suprema britannica il Ruanda non è un “Paese terzo sicuro” perché non rispetterebbe il principio di non respingimento.

Un piano certamente contestato, che ha causato nette divisioni all’Interno della stessa compagine conservatrice. A dicembre 2023 il sottosegretario per l’Immigrazione britannico Robert Jenrick, esponente dell’ala destra dei Tories, ha rassegnato le dimissioni perché riteneva che il piano non i spingesse “abbastanza in là”. In sostanza, ha giudicato il nuovo progetto di legge troppo morbido. L’addio di Jenrick è arrivato il giorno dopo la firma della nuova versione dell’accordo da parte del ministro dell’Interno James Cleverly e del ministro degli Esteri ruandese Vincent Biruta. In base all’intesa, il Ruanda non potrà espellere le persone migranti in altri Paesi in cui sussistono dei rischi ma solo nel Regno Unito, a condizione che quest’ultimo approvi.

Molti Tories dell’ala più intransigente hanno addirittura ventilato l’ipotesi per il Regno Unito di abbandonare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

Si è, così, arrivati al voto del 17 gennaio alla Camera dei Comuni. Il Safety of Rwanda Bill ha come scopo proprio quello di dimostrare che il Ruanda è un Paese sicuro: in sostanza per i tribunali sarà più difficile contestare il piano facendo riferimento alla stabilità e alla sicurezza del Paese africano.

Proteste contro l’ “Illegal Migration Bill” lo scorso marzo davanti alla sede del Parlamento britannico – ANSA/EPA/TOLGA AKMEN

Le opinioni

Secondo i sostenitori il piano sarebbe un deterrente per le persone che tentato di entrare nel Regno Unito attraverso il canale della Manica con imbarcazioni dalla Francia. Ma sono molte le voci critiche. Nel 2022 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) si era opposto dicendosi contrario “ad accordi che cercano di trasferire rifugiati e richiedenti asilo in paesi terzi, in assenza di salvaguardie e standard sufficienti” e aveva invitato il Regno Unito e il Ruanda a “ripensare i piani”.

L’ong Care4Calais che supporta i rifugiati ha lanciato la campagna #StopRwanda, mentre il direttore di Amnesty International Regno Unito Sacha Deshmukh ha definito l’accordo “mal concepito e crudele” e ha invitato il governo britannico ad annullare “del tutto la politica basata sul rifiuto di esaminare le domande di asilo e l’Atto sull’immigrazione illegale che ha rafforzato questa vergogna”. «L’idea che il Regno Unito debba ritirarsi dalla Convenzione europea dei diritti umani per poter andare avanti con la sua fallimentare politica in materia d’asilo è insensata – ha dichiarato Deshmukh – Il governo deve attuare politiche che rispettino la legge e non leggi che rispettino le sue politiche».

Preoccupazione anche dalla Chiesa anglicana: in una lettera aperta al Times l’arcivescovo di Canterbury Justin Welch e quello di York Stephen Cottrell hanno definito il piano Ruanda “immorale” sostenendo che “getta vergogna sulla Gran Bretagna”. 

All’indomani del voto alla Camera dei Comuni il leader del Partito Laburista Keir Starmer durante il Question Time ha attaccato Sunak sulla questione dei 4250 richiedenti asilo di cui il ministero dell’Interno ha perso le tracce, evidenziando che rappresentano l’85% delle persone destinate a essere trasferite in Africa. Starmer ha, inoltre, definito il piano una “farsa”, soprattutto in relazione alla questione economica.

Il governo britannico ha già versato al Ruanda circa 140 milioni di sterline (circa 160mila euro) e, secondo alcune stime, il piano potrebbe arrivare a costare almeno 290 milioni di sterline in due anni.

La nave “Bibby Stockholm” – ANSA/EPA/TOLGA AKMEN

La politica migratoria britannica

La stretta sugli arrivi delle persone migranti, soprattutto via mare, è uno dei pilastri della politica del premier Sunak, sintetizzata nello slogan “Stop the boats” (“fermare le barche”). Nel 2023 dal canale della Manica sono arrivate quasi 30mila persone migranti. Al 17 gennaio, secondo il Ministero dell’Interno britannico, sono arrivate nel Paese 358 persone migranti.

Nel luglio 2023 è stato approvato l’Illegal Migration Bill, che nelle intenzioni del primo ministro dovrebbe scoraggiare gli sbarchi attraverso la Manica. In base al testo, chiunque entri in maniera “clandestina” nel Regno Unito viene prima messo in stato di fermo e, poi, rimpatriato o espulso in un “Paese terzo”, come appunto il Ruanda. Il testo ha scatenato l’ira dell’Onu, che lo ha definito contrario al diritto internazionale.

Fa molto discutere anche la questione della Bibby Stockholm, la chiatta ormeggiata al largo dell’isola di Portland, nella contea del Dorset, in Inghilterra, per ospitare persone migranti in attesa dell’esito della richiesta di asilo. Lo scorso dicembre una persona è morta a bordo dell’imbarcazione. Non sono ancora state chiarite le cause del decesso e non si esclude l’ipotesi del suicidio. Non sono, però, ancora arrivate conferme o smentite e la polizia sta proseguendole indagini. Nell’agosto 2023 la Bibby Stockholm era stata evacuata a causa della presenza del batterio della legionella; le persone sono state fatte risalire a bordo a ottobre. Secondo stime del dicembre 2023 la nave ospiterebbe 300 richiedenti asilo di genere maschile ma per il Ministero dell’Interno britannico la capienza della nave potrebbe estendersi a 500 persone.

Immediatamente si sono levate le proteste delle ong e delle associazioni dei diritti umani che hanno definito la chiatta una “prigione galleggiante”. Proteste che si sono, ovviamente, acuite dopo la morte dell’uomo sull’imbarcazione. Stand Up to Racism Dorset e Care4Calais si sono dette “seriamente preoccupate” per le condizioni in cui versano le persone sulla Bibby Stockholm.

di: Francesca LASI

FOTO: ANSA/EPA/TOLGA AKMEN