Stagioni del cuore alla libreria Morisaki

La magia (salvifica) della letteratura nel romanzo d’esordio di Satoshi Yagisawa

Un libro che parla di libri: si potrebbe riassumere così I miei giorni alla libreria Morisaki, romanzo d’esordio di Satoshi Yagisawa divenuto caso editoriale e bestseller in Giappone, Corea, Vietnam e Taiwan. Ma naturalmente, come tutti i riassunti, sarebbe un resoconto impreciso e asettico. Esattamente il contrario di ciò che questo romanzo è: una storia sulla magia dei libri, sulla profondità dei sentimenti, che vengono raccontati con semplicità in tutto il loro dramma. Una coccola che scorre via veloce e fresca come acqua di ruscello, senza grossi colpi di scena o personaggi indimenticabili, ma che sa ricreare sapientemente i confini di una cultura diversa dalla nostra nella quale veniamo trascinati come Alice che insegue il Bianconiglio, senza il trauma della caduta nel buco.

Il tempo sembra essersi fermato nel quartiere delle librerie di Tokyo, Jinbōchō: una zona della città che, benché sorga a pochi passi dalla metropolitana e dai grattacieli moderni, è un angolo tranquillo, un vero paradiso per i lettori, con il suo susseguirsi di vetrine stipate di volumi di seconda mano, più e meno preziosi, che si alternano con le sfavillanti nuove copertine delle catene più grandi. Qui, incastrata come una perla tra le sue simili, sorge la libreria Morisaki: un vecchio e scricchiolante edificio in legno con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno incontrastato dello zio Satoru ed è qui che approda la protagonista, la 25enne Takako, in fuga dalla città e da sé stessa.

Takako è una giovane donna dalla vita insipida che aveva riposto tutte le sue speranze in un grande amore. Ma quando il fidanzato la lascia annunciando che sposerà un’altra donna, Takako scivola nel vortice della depressione finché una telefonata dello zio Satoru non la trascina suo malgrado tra gli scaffali impolverati della Morisaki. L’eccentrico parente si trasforma per la giovane in una inaspettata bussola che, in mezzo alla tempesta della vita, punta sempre al nord.

Takako non è una grande lettrice ma nella confusione del suo essere scopre che i libri sono una passaporta non solo verso altri mondi ma anche verso il suo stesso universo, che lei ha smesso di comprendere. Grazie a letture sempre più appassionate viene trascinata nel piccolo grande mondo che si cela dietro il quartiere di Jinbōchō e scopre un nuovo modo di comunicare con gli altri, dallo sconosciuto che incontra in un caffè, incatenato come una maledizione allo stesso romanzo che non fa che rileggere, fino allo zio Satoru, che conosce molto bene la sofferenza ma la indossa magnificamente.

I miei giorni alla libreria Morisaki è un romanzo rapido come un sospiro, impregnato di quell’atmosfera orientale che rilassa e fa riflettere: non ci sono eroi, colpi di scena o finali a sorpresa, solo sentimenti descritti con delicatezza e paesaggi tratteggiati con tanta precisione da rimanere dipinti nei pensieri del lettore. È un libro che parla di libri per chi li ama, sì, ma è anche una storia su quel pendolo emotivo che ciascuno di noi ha nell’anima e che scandisce le stagioni della nostra esistenza.

Consigliato non solo ai lettori, ma anche a tutti coloro che hanno bisogno di prendersi una pausa dalla confusione e dallo stress della vita quotidiana, a chi ama il Giappone e l’atmosfera orientale, a chi ha perso qualcuno, anche sé stesso, e ha bisogno di ritrovare la via. Magari non la troverà tra le pagine di questo libro ma, leggendolo, potrebbe ricordare la sensazione che dà quella dolce pressione nella schiena che anche quando tutto sembra contrario sospinge in avanti, oltre un passato già scritto, verso un futuro che ci appartiene ancora.