Dalla serie tv alla realtà, il gioco più geniale del mondo ritrova popolarità. Abbiamo intervistato due “pezzi” grossi, che ci hanno spiegato questo cambiamento

Il Re che viene fatto cadere dolcemente sulla scacchiera in segno di sconfitta è una fra le immagini più forti ne “La Regina degli Scacchi” (The Queen’s Gambit, nella versione originale), la fortunata miniserie televisiva in onda su Netflix.  

Beth Harmon, la protagonista, ragazzina prodigio – che a soli otto anni in un orfanotrofio scopre il mondo degli scacchi e ne resta affascinata fino al punto che la scacchiera diventa l’unico mondo dove si trova a proprio agio – ha fatto schizzare il film in vetta alla classifica dei più visti in Italia e nel mondo.

La pellicola, ispirata al romanzo di Walter Tevis, ha risvegliato la passione per gli scacchi ma ha anche vivacizzato il mercato del settore: dalle scacchiere ai libri fino agli orologi con il doppio quadrante che si azionano dopo che uno dei due giocatori ha mosso un pezzo in una delle 64 caselle. Qualche cifra per rendere l’idea dell’impennata economica avuta: il 210% di aumento sulla vendita delle scacchiere con gli accessi ai siti specializzati secondo “Chess.com”, il portale più gettonato sul web, passati da 30mila a 110mila utenti giornalieri.

Abbiamo incontrato in esclusiva il vice-presidente della Federazione scacchistica italiana, Lorenzo Antonelli, ingegnere di professione, originario delle Marche, che spesso si trova a Milano nella sede della Federscacchi. Antonelli tratteggia questo pianeta fra le impennate di iscrizioni giunte in Federazione passando per i corsi on line con aspiranti strateghi della scacchiera i quali provano ad emulare le aperture, gli attacchi e gli arrocchi usati dalla protagonista Beth Harmon, interpretata dall’attrice Anya Taylor Joy. Il personaggio, dai capelli ramati, caratterizzato da genialità e psicosi, ha usato alcune mosse prese dai grandi di questo sport, Bobby Fisher su tutti. 

«Non possiamo che ringraziare gli autori della miniserie – esordisce il vice presidente della Federscacchiperché ha permesso di far tornare di moda uno sport che, fra l’altro, tiene in allenamento il cervello». Un’attività, quella degli scacchi, che viene studiata anche dalle neuroscienze al fine di migliorare e stimolare la memoria umana. «Durante un convegno con alcuni neuro scienziati è stato emozionante – spiega Antonelli vedere la colorazione delle aree del cervello mentre vengono stimolate da una partita: si capisce, così, come agisce la mente dei campioni di scacchi rispetto a quella degli appassionati. Il flusso dei colori è molto più presente nelle menti di chi questo gioco lo fa in maniera professionistica». 

L’attività, riconosciuta dal Comitato internazionale olimpico, ha subìto, però, come tante altre attività, una battuta di arresto a livello amatoriale a causa del virus e dei 1023 istruttori italiani tesserati nel 2020 per ora, hanno rinnovato la tessera alla Federscacchi solo 637 di loro.

«Se da una parte i corsi on line si sono moltiplicati – prosegue Antonellidall’altra, il numero degli iscritti che si dedicano ai tornei o che insegnano, è diminuito. Questa pandemia sta mettendo a dura prova la nostra Federazione insieme ai Comitati regionali. Fortunatamente abbiamo avuto molta visibilità sui social: con il canale Twitch che ha superato 300mila visual o la pagina Facebook con le migliaia di “like”, senza dimenticare le 30mila persone che ci seguono nelle pubblicazioni, o i 1500 follower, solo negli ultimi quattro mesi, nella pagina Instagram».

Il mondo dei tesserati aumenta dopo un grande evento e questa regola, non scritta, si applica anche al mondo degli scacchi: «Il tesserato “nasce” – commenta il vice-presidente – dopo un grande evento che per noi risale al 2019 con i Campionati assoluti e diverse manifestazioni internazionali ed ora, grazie alla visibilità che ci ha dato la serie “La Regina degli Scacchi”, stiamo vivendo un ulteriore momento di crescita esponenziale. La nostra attività si rivolge non solo agli adulti ma anche ai giovani, grazie innanzitutto ai Campionati studenteschi organizzati insieme al Miur con progetti fra l’altro approvati e adottati dal Ministero della Pubblica Istruzione. In questi tornei bisogna superare le selezioni provinciali e regionali per arrivare alla fase nazionale: in totale nella scorsa edizione abbiamo avuto 1400 giocatori fra under 12, 14, 16 e 18»

Al momento in Italia ci sono almeno quattro giovanissimi, fra i 12 ed i 14 anni, molto promettenti: «Il problema – precisa Antonelli – è che dopo le scuole superiori i ragazzi abbandonano, come accaduto a mia figlia che ha lasciato Ancona, il suo circolo di scacchi, per trasferirsi a Milano dove studia presso l’Università “Bocconi”. Le ragazze italiane sono il 18% degli iscritti e possiamo dire che le donne sono poche ma, quelle che fanno “carriera”, sono molto brave. Stiamo mettendo in atto una serie di iniziative per far sì che i giovani possano continuare a coltivare questa passione anche durante il percorso universitario, ma c’è bisogno di pianificare insieme agli atenei- scacchi e matematica, ad esempio, con le Università di Palermo e Torino – ma in questo momento non è facile.

Le attività della Federazione hanno finalità anche sociali: come gli eventi “scacchi e bullismo” o “scacchi e mafia”, attività che coinvolgono ragazzi e adulti portandoli nei circoli scacchistici». 

L’associazione inoltre mette a disposizione borse di studio sia per i giovani sia per i ragazzi con disabilità «Per far sì che questo sport sia accessibile a tutti» sottolinea Antonelli.

Le regioni che hanno un maggior numero di iscritti alla Federazione italiana sono nell’ordine: Lombardia, che ha il più alto numero di società (35), segue il Lazio, la Sicilia ed il Veneto. Visto il particolare momento l’Ente nazionaleha deciso di diminuire i costi di iscrizione portandoli a 7 euro l’anno per i ragazzi ed a 36 euro per gli adulti; cifre alla portata di tutti, a dispetto delle credenze popolari che vedono questo sport solo per pochi eletti.

Il Presidente Antonelli termina ricordando che «Lo scorso anno si sarebbe dovuto festeggiare il centenario della Federazione italiana degli scacchi ma purtroppo non è stato possibile. Speriamo che quest’anno le partite possano riprendere come avveniva fino a due anni fa, ossia con una stretta di mano prima di iniziare il match».

Tornando a “La Regina degli scacchi” c’è da dire che alcuni tratti caratteriali della protagonista possono essere ritrovati in diversi campioni del mondo, come ci conferma Raffaele Di Paolo, delegato della Liguria, maestro di questo sport con alle spalle diverse finali nazionali sia italiane sia francesi. Insieme a Di Paolo in Liguria, ed in particolare modo a Genova, è presente da diversi anni anche un gran maestro degli scacchi, Roberto Mogranzini.

«Innanzi tutto – dichiara Di Paolo – mi permetto di dire che il cliché relativo alla “sregolatezza” di Beth Harmon è un concetto presente in alcuni campioni del mondo. Diciamo che ad altissimi livelli troviamo personaggi solidi negli scacchi come nella quotidianità, altri invece dal carattere per così dire eccentrico». L’archetipo di genio-folle e campione del mondo sembra non essere raro: «Esattamente, diciamo che ci sono non pochi esempi a tal proposito. Pazzi per gli scacchi ma anche con qualche mania fuori dal mondo delle “colonne” e delle “traverse”.  Nella miniserie ho notato, con piacere, che c’è una mossa usata dall’americano Paul Morphy» definito l’Arcangelo degli scacchi, vissuto nell’Ottocento. «Non sempre è facile capire – prosegue Di Paolo, istruttore e tutor di istruttori – le mosse riprodotte nel film durante le sfide, poiché i tempi cinematografici sono veloci e le inquadrature sulle scacchiere centellinate. Non avrei mai pensato che una serie sugli scacchi, seppur ben fatta, potesse riscuotere così tanto successo e questo ci fa molto piacere, anche se arriva in un momento molto delicato per tutti. Nel panorama ligure, ad esempio, lo scorso anno avevamo 500 tesserati mentre al momento ce ne sono la metà. Speriamo che questa emergenza termini quanto prima» chiosa con una certa dose di scoramento il maestro Di Paolo in ansia per uno sport -nonché una professione – che è affascinante ricordare si giocava già nelle corti medievali e Tardo medievali.