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Il ceceno latitante, già giudicato in Spagna, è stato condannato a 23 anni

L’accusa voleva l’ergastolo per Rassoul Bissoultanov. È la richiesta arrivata ieri dal pm Erminio Amelio nel processo che si è svolto nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma. La Corte d’Assise di Roma ha poi condannato il ceceno a 23 anni di carcere.

Bissoultanov è accusato per l’omicidio di Niccolò Ciatti, il 22enne aggredito e ucciso nell’estate del 2017, durante una serata in discoteca a Lloret de Mar, in Spagna. L’imputato non era presente in aula: il ceceno è infatti latitante dallo scorso luglio. Erano invece presenti i genitori di Niccolò, Cinzia Azzolina e Luigi Ciatti.

Secondo l’accusa dall’analisi dei filmati e delle testimonianze emerge l’inequivocabile volontarietà della violenza praticata dal ceceno. Bissoultanov, lottatore professionista ed esperto di arti marziali, era consapevole di poter ledere seriamente l’integrità fisica di Niccolò. In aula, inoltre, è stato citato a titolo d’esempio il caso di Willy Monteiro.

«Niccolò non è stato ucciso, è stato ammazzato, assassinato: il rumore del calcio alla testa è stato sentito nonostante il rumore della musica» sostiene Amelio riportando le testimonianze degli amici, corroborate dal video, «immagini chiare che mostrano e dimostrano la responsabilità dell’imputato e la sua cieca ferocia».

Il padre di Niccolò Ciatti ha poi scritto un post sui social chiedendo che il presunto assassino di suo figlio venga preso e condotto in carcere. «Bissoultanov è stato condannato in Spagna a 15 anni, in Italia a 23 anni. Non è certamente la condanna che ci aspettavamo e cioè l’ergastolo. Ma il problema vero è che non è in carcere, il problema vero è che è stato lasciato libero in Spagna con una sola firma settimanale. Adesso spero che le nostre forze dell’ordine ci aiutino a trovarlo affinché sconti la sua pena. E non dimentichiamoci del suo complice Magomadov colpevole quanto lui per la sua complicità», scrive.

«Penso al mio Niccolò, penso alla sua paura, al suo dolore, penso alla sua solitudine dei tremendi secondi del 12.08.17, penso agli anni passati da quel giorno, alle udienze spagnole, alle udienze italiane, penso alle sentenze, penso alla giornata di ieri, risento le parole del pm Amelio, le parole dei ns. avvocati, le parole del difensore sul nulla, alle offese su Niccolò, ai suoi amici, alle offese su di noi, definirlo avvocato è un azzardo… – aggiunge. – Finché vivrò cercherò di dare una giustizia vera a Niccolò. Purtroppo alla fine è lui il vero condannato innocente alla pena più severa che esiste, la morte…».

di: Caterina MAGGI

FOTO: EPA/DAVID BORAT