Cinque programmi da spulciare fra le 42 liste italiane in corsa alle prossime elezioni europee

42: tante le liste registrate al cospetto del Viminale per concorrere alle prossime elezioni europee, in programma l’8 e 9 giugno 2024. L’alto numero di simboli presentati presso le cancellerie del Ministero dell’Interno non sembra scoraggiare i soliti noti della politica nazionale che dovranno comunque contendersi il risultato con una nutrita concorrenza capace di soddisfare davvero tutti i gusti. Per gli indecisi (e per chi non prenderà troppo sul serio queste elezioni, commettendo un grave errore), ecco le liste candidate più stravaganti.

Il Partito del Sacro Romano Impero Cattolico Liberale

Il lungo elenco, disponibile come tutte le liste di candidati sul sito del Ministero dell’Interno Eligendo, si apre con il cartello elettorale più affollato: la lista Libertà dell’ex sindaco di Messina Cateno de Luca, accompagnato nella sua corsa verso Bruxelles da ben 19 simboli, il record di questa edizione, pardon elezione. Scorrendo di poco ci imbattiamo subito in un simbolo che, pur non avendo mai eletto nessun rappresentante, presenzia da decenni le procedure di voto italiano. Si tratta del Sacro Romano Impero Cattolico, un partito a tutti gli effetti fondato da Mirella Cece nel 1987 e depositato per la prima volta come simbolo elettorale nel 1999.

Mirella Cece deposita il simbolo del Partito del Sacro Romano Impero Cattolico Liberale per le elezioni politiche del 2022 (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Nell’epoca per eccellenza del personalismo politico che inghiotte i partiti, il Sacro Romano Impero Cattolico non è da meno: sull’eccentrica fondatrice e proprietaria del brand aleggia infatti una foschia misteriosa. La stessa dichiara, sulla pagina Facebook del suo movimento, di essere giurista (canonica, ecclesiastica, civile), teologa, advocatus postulatores “nei processi per le cause dei martiri, servi di Dio, beati, santi“, perito delle congregazioni Santa Sede vaticana, giornalista pubblicista “effettiva” e scrittrice. Ad oggi, nonostante la sua puntuale partecipazione alla corsa elettorale, Cece non ha mai ottenuto un seggio. Per il momento.

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Italia Reale: monarchici in Europa

La storica distinzione destra-sinistra non basta per spiegare tutte le istanze candidate in queste elezioni. Torna a proporsi, anche in questo caso recidiva, Italia Reale, il movimento politico monarchico italiano che non ha mai abbandonato il sogno di ritrovare una corona alla guida dello Stivale. Il partito nasce da una costola del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica; nel 1972 si rifiuta di confluire nel Movimento Sociale Italiano e si costituisce sotto il nome di Alleanza Monarchica. Il partito si pone come naturale “alternativa allo sfascio repubblicano“, promotrice di una “controrivoluzione tranquilla per abbattere un sistema che ha istituzionalizzato la corruzione e diffuso l’insicurezza“.

Il presidente nazionale di Italia Reale Massimo Mallucci de’ Mulucci presenta il simbolo di ”Blocco Nazionale per le Libertà”, lista creata per le elezioni politiche del 2018 insieme a Democrazia Cristiana e all’ANDEL – Associazione Nazionale Democratici Liberali (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Dopotutto, la monarchia (parlamentare, in questo caso, e per la precisione espressione della Casata dei Savoia) è la sola che può permettersi di “mantenere i legami tra il popolo e la classe politica” dato che “il Re è veramente al di sopra delle parti” perché a differenza del presidente della Repubblica non viene eletto “da un accordo di fazioni, ma trae il proprio potere direttamente dalla legge e dalla storia“. La posizione estera di Italia Reale è spiccatamente anti-europeista e mira a “difendere la nostra identità nazionale e quella delle Comunità locali, contro la globalizzazione e i poteri forti dell’economia mondialista“.

Esseritari: il nuovo paradigma sociale?

Una menzione a parte merita Esseritari, movimento il cui criptico nome cela un programma politico altrettanto indecifrabile ai nostri occhi. Il propulsore di questo movimento è Luciano Chiappa che probabilmente traccia una bozza della sua visione politica nel saggio Esseritari – Glocapolis. Nel sommario del testo si promuove “un processo reale d’inedita aggregazione, fondato sulle strutture paritarie della cooperazione umana e della promozione sociale e che in quanto così generante la libera individualità e l’eguale socialità possiamo riassumere come paradigma sociale esseritario“.

Un modello che Chiappa ci spiega rappresentare non un “terzo paradigma degli umani incompiuti” (terzo rispetto ai paradigmi sociali capitalitario e comunitario, ben distinti dai più noti capitalismo e comunismo, si precisa), ma “il primo paradigma di una serie capace di aprire la via verso la compiutezza dell’essere“. Le premesse sono in effetti allettanti, anche se non chiarissime. Sappiamo che Chiappa si era già candidato alle elezioni europee del 2019 e alle successive politiche del 2022. In origine il progetto si chiamava Libeguali, nome poi non accolto perché troppo simile a quello del partito Liberi e Uguali.

Il simbolo del Partito Esseritari depositato al ministero dell’Interno (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Altra chiamata per i Pirati

Potevano mai mancare, fra gli aspiranti legislatori europei, i famigerati pirati? A questi soggetti politici l’Europa è in realtà ben abituata, con il Partito Pirata Europeo a fare da collante fra i vari movimenti negli Stati membri, Italia compresa. I primi pirati si riuniscono in Svezia nel 2006, diffondendo valori tutt’oggi condivisi che si ispirano al mondo della pirateria online – e non a quello più suggestivo dei pirati salpatori di mari. Fra i punti salienti dei loro programmi c’è una fortissima vocazione alla democrazia diretta e liquida, che oggi potrebbe rivivere nelle dimensioni estese consentite da internet. Proprio la tecnologia e il web ispirano il progetto, che si batte anche per l’open source, i diritti civili dei privati cittadini, la privacy.

Lo stemma dell’Internazionale del Partito Pirata (EPA/FILIP SINGER)

Nonostante il nome pittoresco, le istanze piratesche non sono da prendere sotto gamba: il movimento è così strutturato che l’Internazionale dei Partiti Pirata, che oggi raccoglie i movimenti nazionali di 42 Paesi, gode anche dello status consultivo speciale presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. Alle scorse elezioni europee, nel 2019, il Partito ha eletto quattro europarlamentari, di cui uno in Germania e tre in Repubblica Ceca (compreso Marcel Kolaja, fra i 14 vicepresidenti del Parlamento europeo), Paese in cui il Pirate Party governa con la maggioranza di centro-destra, esprimendo tre ministri nel Governo Fiala. Nell’androne europeo hanno aderito alla famiglia Verdi/ALE. Sostenibilità ambientale, difesa degli animali, tutela delle minoranze, maggior partecipazione, trasparenza e lotta alla corruzione corredano il programma del Partito Pirata Italiano per le europee 2024.

Movimento Poeti d’Azione: artisti al potere

Esordiente alle elezioni politiche del 2022, torna in pista anche il Movimento Poeti d’Azione, il braccio politico dell’associazione fondata nel 1994 dall’autore Alessandro D’Agostini. Come spiega lui stesso sul suo blog, i Poeti d’Azionerivendicano il ruolo sociale della figura di artista“, convinti che “i poeti e gli artisti possano mettersi alla guida di un popolo come nella storia ci si sono messi conquistatori, re, rivoluzionari“. L’aspirazione massima? «Poetizzare lo Stato, la società tutta, portando bellezza nei cuori e nelle menti e creatività nei centri di potere spesso sterili e ottusi». Un appello che, da cugini umanisti, convividiamo in toto. Come si legge in homepage, il sito di Poeti d’Azione online dal 1999 è stato hackerato” in seguito all’annuncio di D’Agostini della candidatura alle elezioni.

Alessandro d’Agostini presenta al Viminale il contrassegno del Movimento Poeti d’Azione per le elezioni politiche (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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Nomi nel simbolo: chi ci mette la faccia

Il primo mese di campagna elettorale è dedicato, ormai lo sappiamo, allo sciorinamento dei nomi dei candidati, scelti come ariete per sfondare le soglie di sbarramento o estromessi dal simbolo per non creare divisioni. Così, raccogliendo l’appello a “correre tutti o correre nessuno” lanciato dal vicepremier Antonio Tajani, la maggioranza ha infine deciso di apporre il nome dei leader anche sul simbolo. Presenti accanto alla fiamma tricolore il nome di Giorgia Meloni e accanto ad Alberto da Giussano quello di Matteo Salvini, mentre sotto al simbolo di Forza Italia si è preferito evocare lo storico fondatore e mentore Silvio Berlusconi, piuttosto che dare spazio all’attuale presidente Tajani comunque candidato.

L’opposizione sceglie tutt’altra strada con il PD e il Movimento 5 Stelle che rinunciano ai nomi dei loro leader, nel primo caso dopo accese polemiche interne, nel secondo seguendo una prassi consolidata in Europa. Azione aggiunge il nome di Carlo Calenda, +Europa mantiene quello di Emma Bonino anche se all’interno del listone Stati Uniti d’Europa (insieme a Italia Viva, che non candida Matteo Renzi e non mette il suo nome, il PSI, i radicali, i Liberali Democratici europei e L’Italia C’è). Ci mettono la faccia anche Marco Rizzo e Francesco Toscano, candidati sotto il simbolo di Democrazia Sovrana Popolare.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/OLIVIER MATTHYS