In un mondo che stava cambiando in modo drammatico, un gruppo di lavoratori dà il via a una grande impresa
Nel 1973, il presidente americano Richard Nixon mette fine alla guerra del Vietnam, dopo 15 anni, e inizia il disgelo con Mosca; l’Italia sprofonda sempre di più negli anni di piombo, con rapimenti e sparatorie; l’OPEC diminuisce la produzione di greggio e il governo dà il via all’austerity. Se Gianni Agnelli era pessimista («durerà a lungo»), un gruppo di lavoratori dava il via a un’azienda che prospera ancora oggi, la Galli Innocenti, oggi presieduta da Barbara Innocenti.
Iniziamo dal raccontare la storia da quel lontano 1973.
«La Galli Innocenti nacque da un’idea di un gruppo di dipendenti della filiale di Roma della Bruciatori Termonafta di Torino, che decise di mettersi in proprio e di proseguire le attività della filiale, con l’investimento delle liquidazioni del lavoro precedente, mantenendo così tutti i dipendenti che, in alternativa, sarebbero stati licenziati. La Galli Innocenti nacque proprio come una star-up ante litteram, e proseguì l’attività della commercializzazione dei prodotti della Bruciatori Termonafta in tutto il Centro-Sud Italia. Andando avanti, ha sviluppato e allargato i propri interessi in tutto il settore della termoidraulica-condizionamento e successivamente dell’arredo bagno, aprendo poi due showroom molto importanti a Roma, uno in zona Roma Centro e uno a Roma Nord. Alla fine degli anni ‘70 è stata anche premiata come società emergente dalla Camera di Commercio di Roma».
Una bella storia. Chi è la vostra clientela di riferimento?
«Sicuramente una parte di addetti ai lavori del settore edile delle costruzioni, quindi gli installatori di impianti meccanici, le imprese, gli studi di progettazione e gli studi di architettura, nonché i clienti privati con l’apertura degli showroom.Con gli addetti ai lavori abbiamo instaurato dei rapporti di partnership duraturi, che, all’occorrenza e a seconda delle esigenze, si interscambiano addirittura con il rapporto cliente-fornitore. Diventa, quindi una partnership generale, per dare un servizio al committente di livello superiore».
Qual è la vostra filosofia aziendale?
«La nostra idea è quella del service, cioè di andare verso le esigenze del mercato e dei nostri clienti, cercando di dare un servizio che sia il più possibile vicino a soddisfare tutte le loro esigenze, e accontentando anche i nostri partner, che sono i nostri fornitori».
I punti di forza della Galli Innocenti?
«Pensiamo di essere un’azienda che ha una struttura molto particolare. Siamo organizzati come una multinazionale, anche se non lo siamo per dimensioni.Questo ci consente comunque di essere molto snelli, di essere vicini alle necessità del mercato e quindi di essere molto presenti. D’altra parte, l’esperienza ci dà una certezza: quella di aver formato in questi anni del personale estremamente qualificato, dai tecnici commerciali agli operai specializzati, che spesso vengono anche richiesti dai nostri competitor».
Quanti collaboratori dipendenti avete?
«Oggi siamo 28, più tutti i collaboratori esterni che gravitano intorno alla nostra azienda».
Quali differenze avete con i vostri competitor?
«Diciamo che le differenze, che noi reputiamo importante, con i nostri competitor sono proprio la struttura aziendale, la formazione del personale e il servizio che vogliamo dare ai clienti: una modalità di servizio atipica per una struttura come la nostra, che non è di produzione ma di commercializzazione e di distribuzione di prodotti, grazie alle partnership con brand primari italiani ed esteri, che garantiscono prodotti di qualità e un servizio importante. Al giorno d’oggi non è cosa da poco».
Oltre 50 anni di storia, di professionalità, di qualità. Tra altri 50 anni, come la vede l’azienda?
«L’azienda oggi è improntata verso un associativismo che le garantirà un cambio di dimensione, un potenziamento economico e finanziario che le potrà consentire di competere con i grandi gruppi nazionali e internazionali che oggi sono presenti sul mercato».
Mentre gli USA perdevano per la prima (e ultima) volta una guerra, le bombe e le pallottole esplodevano nelle piazze italiane e Claudio Baglioni cantava “Amore bello”, un gruppo di lavoratori romani investiva la propria liquidazione per poter andare avanti. Di strada ne hanno fatta molta. E ne faranno ancora.
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