Il Parlamento si appresta a discutere la proposta della Lega di istituire un corpo di riservisti ausiliari. Il PD rivendica la controproposta
La guerra che ormai monopolizza le cronache estere entra a gamba tesa anche nel dibattito politico italiano. La Lega ha infatti presentato una proposta di legge per costituire un corpo di riservisti ausiliari che, pur affacciandosi ora al lungo iter legislativo, fa già discutere.
Ad avanzare la proposta è stato il presidente della Commissione Difesa Antonino Minardo. Il disegno di legge mira a costituire una riserva ausiliaria di 10mila unità su base volontaria, attingendo a un bacino ben specifico. Potranno aderire al corpo dei riservisti volontari tutti i cittadini italiani non oltre i 40 anni di età e oggi in congedo, ma che in passato hanno servito come Volontari in ferma triennale o Volontari in ferma iniziale. Questi volontari, assicura il testo di legge, saranno soggetti a verifiche da parte della Sanità militare sulle condizioni psicofisiche, con verifiche annuali e corsi di addestramento obbligatori (almeno due settimane l’anno).

Tutti i riservisti dovranno garantire la reperibilità. Quanto a eventuali retribuzioni, il disegno di legge prevede un’indennità annuale, i cui dettagli dovranno però essere definiti in un secondo momento. Il testo è stato presentato a febbraio 2024 ma sta per iniziare il suo iter parlamentare, approdando alla Camera il prossimo 8 luglio.
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A cosa servirebbero i riservisti?
Oggetto del dibattito pubblico sarà certamente l’impiego cui è destinata la Riserva ausiliaria. Secondo la proposta 1702 di Minardo, i volontari potrebbero essere chiamati a intervenire “in tempo di guerra o di grave crisi internazionale o in situazioni di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato ovvero per la difesa dei confini nazionali o per attività complementari, logistiche e di cooperazione civile-militare“.
Nel caso in cui venga diramato uno stato di emergenza, il Consiglio dei ministri può chiedere, previa autorizzazione delle Camere, che tali riservisti siano impiegati anche per operazioni di sicurezza interna e presidio del territorio.

Riserva ausiliaria: la proposta del PD
Una proposta di istituzione di una Riserva ausiliaria era stata presentata, un anno e mezzo fa, anche da Stefano Graziano, PD, anche lui membro della Commissione Difesa. Le differenze sostanziali tra i due disegni di legge sono due. La prima è che il disegno del PD non è rivolto solo a chi ha svolto il servizio militare ma anche a ex volontari del Corpo militare della Croce Rossa o a “risorse umane e strumentali degli uomini e delle donne che hanno acquisito capacità e competenze” – è aperto, insomma, a tutta la popolazione civile (al netto di esperienze pregresse, addestramenti e aggiornamenti).
La seconda differenza starebbe nell’impiego di queste riserve, che nella proposta del PD avrebbero un ruolo di supporto alle forze di polizia sul territorio nazionale, in particolare per “operazioni di soccorso sanitario e socioassistenziale“, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile nelle calamità naturali. Il disegno presentato dalla Lega ammette invece l’impiego di riservisti anche in caso di guerra o di crisi internazionale e per la tutela dei confini nazionali.
Graziano ha evidenziato come il testo del PD non abbia «alcun assetto militare, né prevede funzioni operative in ambito bellico. Al contrario, si tratta di un progetto pensato per valorizzare – in chiave civile e sociosanitaria – e supportare le attività logistiche e assistenziali della Croce Rossa».
La proposta di legge del Governo sembra ispirarsi ai modelli già adottati in altri Paesi, fra cui la Guardia Nazionale Americana, Israele e l’Austria. Proprio Vienna viene citata come paradigma: nel Paese la Riserva è costituita da un massimo di 35mila persone, persone che hanno aderito alla leva volontaria o ex appartenenti alle forze dell’ordine. Nel caso austriaco, l’addestramento obbligatorio annuale è di 30 giorni, con un compenso fisso (attorno ai 6mila euro).
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