All’Aja i leader dell’Alleanza Atlantica concordano un aumento delle spese al 5%. Sanchez strappa la flessibilità, Trump: “per loro doppi dazi”
Le dichiarazioni finali del summit NATO in corso all’Aja sono già state scritte e concordate. Due giorni per approvare un aumento delle spese dei 32 membri dell’Alleanza Atlantica, ma anche per discutere. La questione ucraina resta infatti aperta sul tavolo. Al vertice partecipa anche il presidente ucraino Zelensky che ha avuto un bilaterale con Trump.
Tutti i Paesi hanno firmato la dichiarazione finale in cui si approva un aumento delle spese militari. L’obiettivo è un investimento annuale del 5% del PIL in difesa e sicurezza, da raggiungere entro il 2035. Per raggiungere questo obiettivo di spesa, gli Stati invieranno alla NATO dei “piani annuali” a riprova di un “credibile percorso di incremento per raggiungere il target“. La posizione della Spagna si è cementificata in un “ni”: Sanchez ha tenuto il punto e acconsentito all’obiettivo finale, rinunciando però ad aggiornare il programma di investimenti. Il premier assicura che il Paese raggiungerà il target del 5% senza intervenire sull’attuale piano annuale di spesa. L’eccezione spagnola non è passata inosservata al presidente statunitense: nella conferenza stampa successiva al vertice, Trump ha dichiarato che “è terribile quello che ha fatto la Spagna, si rifiuta di pagare la sua quota“, minacciando di far “pagare a Madrid il doppio dell’accordo sui dazi“.
La dichiarazione finale riafferma poi il principio di mutua difesa sancito dall’articolo 5 del Trattato di Washington. Il tycoon ha elogiato il summit: «penso che il vertice sia stato fantastico. È stato un grande successo».

Questione Ucraina: le posizioni di Rutte e Trump
Quanto all’Ucraina, Rutte ha ribadito di “non aver cambiato idea” su Putin. Il testo finale, approvato alla presenza di Zelensky, cita infatti la “minaccia a lungo termine imposta dalla Russia sulla sicurezza euro-atlantica“. «Non dobbiamo essere ingenui. Sappiamo che c’è una minaccia russa, che sia a corto o lungo termine, non importa, ma la minaccia russa c’è, e dobbiamo assicurarci che potremo difenderci, ecco perché abbiamo fatto tutto questo» ha aggiunto Rutte. Nella dichiarazione finale siglata, comunque, non c’è menzione di un futuro ingresso di Kiev nella NATO.
L’incontro tra il presidente USA e quello ucraino, a detta di Trump , “non sarebbe potuto andare meglio“. «Abbiamo parlato di come raggiungere un cessate il fuoco e una vera pace – ha confermato Zelensky. – Abbiamo parlato di come proteggere il nostro popolo. Apprezziamo l’attenzione e la disponibilità a contribuire ad avvicinare la pace».
La riunione del 25 giugno è stata dimezzata, pare, per evitare cambi di programma e scongiurare prese di posizione dell’ultimo minuto del tycoon. Ad aprire il vertice è stata cena dei leader di Governo offerta dalla Casa Reale olandese.
Il segretario generale Rutte ha accolto Trump con un lungo messaggio di complimenti: «sig. presidente, caro Donald, congratulazioni e grazie per la tua azione decisiva in Iran, è stata davvero straordinaria, e qualcosa che nessun altro ha osato fare. Ci rende tutti più sicuri. Stai per ottenere un altro grande successo all’Aja questa sera (alla cena del vertice NATO, ndr). Non è stato facile, ma li abbiamo fatti firmare tutti con un margine del 5%! Donald, ci hai portato a un momento davvero, davvero importante per l’America, l’Europa e il mondo. Riuscirai a ottenere qualcosa che NESSUN presidente americano è riuscito a fare da decenni. L’Europa pagherà in GRANDE misura, come dovrebbe, e sarà una tua vittoria».

La dipendenza militare dell’Europa
L’obiettivo è più del doppio dell’attuale capacità di spesa e richiede uno sforzo non da poco da parte degli alleati europei. Se si considera l’attuale dotazione bellica del Vecchio Continente, però, l’aumento di spesa sembra come minimo urgente, perlomeno se l’ambizione è quella di assicurare all’Europa una indipendenza militare dalle forniture statunitensi, mai incerte come oggi.
Secondo un’inchiesta del Guardian sulla capacità militare dell’Unione, “i militari europei continuano a dipendere fortemente dalle armi e dagli equipaggiamenti fabbricati negli USA“. Secondo i dati sulle scorte verificati del Military Balance report dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, il 46% dei jet da guerra impiegati in Europa sono di produzione statunitense, così come il 42% dei sistemi di difesa missilistica presenti nel Continente.
Al tema della dipendenza si aggiunge una bilancia commerciale squilibrata: gli USA, che chiedono all’Europa di aumentare la loro capacità difensiva, sono infatti anche i primi rivenditori di armi per l’UE. Un altro motivo per cui Washington guarda con favore al riarmo del fronte europeo della NATO. La stortura, ancora una volta, è tutta europea: i Paesi UE comprano molto più dagli USA, e talvolta da partner come Israele e Corea del Sud, che non dal proprio mercato interno. La Francia, si evince ancora dal report, è l’unico Paese ad acquistare più equipaggiamenti militari dall’Europa che non dagli USA.

5% di spesa, ok anche dell’Italia
La premier riconosce il “carico di responsabilità” che gli alleati si apprestano ad assumere, e “proprio perché questa esigenza deve inserirsi in maniera sostenibile, nelle ultime settimane ci siamo impegnati a rendere il percorso sostenibile, flessibile e credibile“. Meloni si è detta quindi soddisfatta dell’accordo che i 32 si apprestano a siglare all’Aja, nonostante le polemiche dei giorni scorsi rinfocolate dopo che la Spagna avrebbe ottenuto una maggior flessibilità.
La premier Giorgia Meloni ha spiegato quale sarà la linea di Roma alle comunicazioni rese al Senato prima di partire per il Consiglio UE. Riprendendo l’antico adagio per cui “si vis pacem, para bellum“. Meloni ha ribadito quindi l’importanza di aumentare le spese di difesa, perché “se si hanno dei sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare dei conflitti“.
La premier, incalzata dall’opposizione, ha poi ribadito la sua posizione contraria a un esercito europeo: «sarebbe un errore una difesa europea parallela alla Nato, sarebbe una inutile duplicazione».

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Il Controvertice per la pace
La corsa al riarmo, praticamente già approvata, ha trovato dure resistenze e non solo in Italia. Già da domenica, centinaia di persone hanno preso parte al Controvertice europeo per la pace. Le proteste sono state organizzate dal Counter Summit Coalition for Peace and Justice.
All’Aja sarà presente anche una delegazione del Movimento 5 Stelle, che ha organizzato la conferenza No rearm, no war. All’appello di Conte hanno risposto alcuni Partiti progressisti europei. «C’è una soluzione alternativa all’unica soluzione che in questo momento ci stanno offrendo i nostri governanti, sia all’interno dell’Unione Europea col piano di riarmo da 800 miliardi di euro e sia all’interno della Nato» ha dichiarato Conte che ha definito la proposta un “suicidio politico, economico e sociale“, perché “non corrisponde alla priorità dei nostri cittadini e non corrisponde a un’esigenza di reale sicurezza“.
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