Per la prima volta nella storia di un conflitto armato l’AI diventa protagonista di video e contenuti di falsa propaganda
Non è certo la prima volta, nella storia, che notizie false vengono volontariamente veicolate come arma di guerra. È però forse la prima volta nella storia che ad avere un ruolo così determinante nella produzione di fake news è l’Intelligenza Artificiale.
La guerra dei 12 giorni, così è già stato ribattezzato il conflitto tra Israele e Iran, si è infatti combattuta tanto con missili e bunker-buster bombs, quanto con video e contenuti sui social. E l’impatto dei secondi non è tanto più innocuo dei primi. A diffondere fake news sulla guerra in Iran sono state entrambe le controparti, come hanno permesso di rilevare le analisi di debunking di varie testate (BBC, AFP, la società GetReal Security e il gruppo di verifica online Geoconfirmed, per citarne alcuni).

Guerra di fake news: la propaganda dell’Iran
Due i principali e opposti messaggi che le fazioni contrapposte hanno più o meno indirettamente proposto. Da un lato l’Iran, che ha tentato di diffondere una narrazione amplificata dei propri attacchi contro Israele, rivendicando danni ingenti a potenti armamentari di guerra. Stando ai soli video analizzati da BBC Verify, i tre contenuti realizzati dall’AI per la propaganda iraniana più visualizzati sono stati visti, da soli, da oltre 100 milioni di persone nel mondo. Geoconfirmed ha definito addirittura “sbalorditivo” il volume di contenuti di disinformazione diffusi sul web ma anche di profili improvvisamente esplosi nel seguito. La maggior parte di questi aggregatori di fake news si presentava sui social con spunte blu di verifica.
I video della propaganda iraniana diffondevano immagini generate dall’intelligenza artificiale: attacchi missilistici che distruggono edifici, piogge di bombardamenti su Tel Aviv, distruzione di caccia F-35 israeliani: tutto finto. Per alcuni di questi contenuti la verifica sembrava più “semplice”, a partire dalla semplice comparazione delle dimensioni e delle proporzioni dei soggetti ritratti; altre, generate in contesti notturni e volutamente vaghe, si sono rivelate ancora più insidiose.

La falsa narrazione di Israele
Dal lato israeliano, la propaganda ha invece puntato soprattutto a enfatizzare le proteste anti-regime in Iran, nel tentativo di soffiare su una possibile ribellione interna che aiutasse i missili a depotenziare i pasdaran, delegittimandoli e ventilando l’ipotesi, mai concreta, di una rivoluzione. Particolarmente virale è stato un video in cui cittadini iraniani sfilano per Teheran intonando il coro “noi amiamo Israele“.
Non sono comunque mancate, anche nel versante israeliano, ricostruzioni completamente false di attacchi, in particolare di operazioni dei famigerati B-2 statunitensi (prima che gli USA ne impiegassero uno per attaccare i siti nucleari iraniani).
Israele è addirittura riuscito ad hackerare la tv di Stato iraniana, trasmettendo per alcuni momenti video di proteste femminili contro il regime e clip che promuovevano la rivoluzione e invitavano gli iraniani a scendere in piazza.

Dalle fake di guerra alla “falsa propaganda” del riarmo
Alla piaga della costruzione di fake news sulla guerra in Iran hanno contribuito le stesse piattaforme di diffusione che, monetizzando sulla diffusione di contenuti virali, hanno lasciato la porta spalancata per qualsiasi tipo di comunicazione, video o immagine.
Eppure il potenziale di un’arma come l’Intelligenza Artificiale, capace di trasformare in “realtà” qualsiasi narrativa o propaganda, meriterebbe quasi un esercito di difesa apposito. Una difesa che non si accontenta di uccidere il nemico o imbracciare armi di deterrenza, ma che schermi i cittadini da subdoli avvelenamenti di pozzi. Se un click può smuovere una coscienza, che potenza può avere un apparentemente innocuo contenuto virale?
Un monito degli esperti arriva anche in merito ai rilevatori di contenuti generati dall’AI: sono stati documentati diversi casi infatti in cui Grok, l’AI integrata di X, non abbia riconosciuto contenuti falsi bollandoli come verificati.
Anche Papa Leone XIV, parlando alle Agenzie della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), ha puntato il dito contro la disinformazione della guerra: «come si può – chiede il Pontefice – continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?».
CREDITI DELLA FOTO DI COPERTINA: James Petermeier/ZUMA Press Wire