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L’attacco era stato preannunciato e ha colpito oltre 100 obiettivi strategici. Uccisi diversi alti funzionari iraniani

L’attacco era stato in parte svelato, ma secondo le indiscrezioni trapelate per via statunitense sarebbe avvenuto questa domenica. Non ha perso tempo invece Israele che, nella notte tra il 12 e il 13 giugno (intorno alle 3 di notte, ora locale), ha dato il via a bombardamenti a larga scala contro l’Iran.

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L’operazione “Rising Lion è stata annunciata da Netanyahu come “un’operazione militare mirata per contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele“. Colpiti una serie di obiettivi strategici, circa 100 in 8 città, compresi siti nucleari iraniani. È confermata la morte di diversi alti funzionari iraniani. Scopo dell’operazione era “colpire le infrastrutture nucleari iraniane, le fabbriche di missili balistici e la potenza militare iraniana“. Il premier israeliano ha precisato che l’operazione Rising Lion proseguirà “per quanti giorni sarà necessario per rimuovere la minaccia“.

Trump rilancia l’ultimatum: “prossimi attacchi pianificati ancora più brutali”

In risposta all’attacco, l’Iran ha lanciato una serie di droni contro Israele che ha però dichiarato di averli intercettati tutti. La guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha già annunciato che l’attacco prevede “una punizione severa” contro le forze israeliane, che “non resteranno impunite“. Dopo l’attacco, “il regime sionista si è preparato ad una sorte amara e dolorosa, a cui andrà certamente incontro“.

Il presidente Trump ha commentato l’accaduto affermando di essere stato messo al corrente dell’attacco, ma precisando che le forse USA non sono coinvolte nel raid. Il presidente USA, ha però tentato di sfruttare l’occasione proprio per riportare nel vivo gli accordi. Sul suo social Truth il tycoon ha parlato di una “seconda chance” per Teheran, alla quale Trump aveva dato un ultimatum di 60 giorni per raggiungere un accordo, e “oggi è il 61esimo giorno“. Il presidente sembra quindi incoraggiare l’Iran ad accettare un accordo, supportato dagli attacchi israeliani che ha proseguito gli attacchi per tutta la giornata.

Il presidente ha parlato di di “prossimi attacchi già pianificati” che “saranno ancora più brutali“, un motivo in più per l’Iran per “raggiungere un accordo, prima che non rimanga nulla, e salvare quello che un tempo era conosciuto come l’Impero iraniano“.

La Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei (Iranian Supreme Leader’S Office via ZUMA Press Wire)

Come detto, l’ipotesi di un attacco questa domenica era stata ventilata, o meglio minacciata, nel caso in cui la posizione iraniana dovesse mettere in stallo i negoziati. Questo sabato era in programma un incontro tra gli USA e Teheran, nell’alveo dei colloqui in corso tra le due amministrazioni. È probabile che Netanyahu, temendo l’ipotesi di un accordo che consentisse all’Iran di sviluppare un proprio programma nucleare, abbia voluto accelerare i tempi e anticipare l’incontro con Washington.

Pare comunque che l’attacco non sia stato deciso a tavolino a ridosso dell’incontro. Israele avrebbe invece pianificato per anni l’attacco, sfruttando una base segreta di droni che il Mossad è riuscito a costruire vicino Teheran.

Uccisi funzionari iraniani di spicco

In realtà, oltre a strutture strategiche, Israele ha messo nel mirino anche una serie di personalità, alti funzionari militari e scienziati nucleari. Per il momento, l’Iran ha confermato la morte di alcuni elementi di spicco dell’Esercito. Ci sono sia il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, sia il comandante dei pasdaran, il capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Hossein Salami. Uccisi anche due fisici, lo scienziato Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoon Abbasi, a capo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana.

Negli attacchi è morto anche il capo negoziatore iraniano Ali Shamkhani, che avrebbe dovuto guidare anche i prossimi incontri negoziali di Teheran. È praticamente certo, quindi, che il colloquio previso questo sabato in Oman sia saltato.

Il capo delle forze armate iraniane Mohammad Hossein Bagheri (dx) e il capo dei pasdaran Hossein Salami (sx), entrambi uccisi nell’operazione Rising Lion di Israele (Iranian Army Office via ZUMA Press Wire)

L’Iran ha confermato anche la morte del capo dell’aviazione delle Guardie Armate della Rivoluzione, il generale Brig-Gen Amir Ali Hajizadeh.

I siti colpiti

Le città colpite dagli attacchi israeliani sono Teheran, Ilam, Avaz, Tabriz, oltre all’impianto nucleare di Natanz e alle raffinerie di Tabriz. nel mirino anche Esfahan, Kermanshah e Arak. La BBC ha verificato attacchi anche contro una base appartenente alle Guardie della Rivoluzione nella provincia di Kermanshah e al sito di missili balistici iraniano di Piranshahr, a nord-ovest. Si pensa che in queste zone ci siano dei siti sotterranei di produzione di missili.

La mappa degli attacchi aerei israeliani in Iran verificati dalla BBC

Dopo i raid notturni, una seconda ondata ha colpito nuovamente Tabriz, questa volta l’aeroporto, e il sito di Natanz, “gravemente danneggiato“.

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CREDITI DI FOTO DI COPERTINA: EPA/ABEDIN TAHERKENAREH