La nave civile Madleen, carica di aiuti umanitari, era diretta a Gaza quando è stata attaccata da Israele. A bordo anche Greta Thunberg
La nave civile Madleen dell’ong Freedom Flotilla Coalition è stata attaccata e abbordata dall’Esercito Israeliano mentre si trovava in acque internazionali. L’imbarcazione era diretta a Gaza per consegnare aiuti umanitari. Tra gli attivisti a bordo della nave, anche Greta Thunberg.

La nave, come racconta l’ong, “è stata abbordata illegalmente, il suo equipaggio civile disarmato è stato rapito e il suo carico umanitario, tra cui latte in polvere, cibo e forniture mediche, è stato confiscato”. L’attacco, come ribadito anche dall’avvocato Huwaida Arraf, “viola palesemente il diritto internazionale e viola gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza“.
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Dopo la cattura, gli attivisti sono stati condotti nel porto di Ashdod dove gli attivisti sono stati “sottoposti a visite mediche per accertarne la buona salute“, come comunica il Ministero degli Esteri. Greta e altre due persone hanno firmato i documenti di espulsione e sono stati rimpatriati. Altri 8 attivisti si sono invece rifiutati di firmare i documenti di espulsion e andranno quindi a processo. Israele ha anche postato le immagini di Greta Thunberg a bordo di un volo di rientro per la Francia.
Katz: “dovete tornare indietro”
A denunciare l’attacco è anche la stessa Greta Thunberg; in un video postato dalla Madleen, l’attivista si appella al Governo svedese chiedendo l’immediato rilascio e la messa in sicurezza di tutto l’equipaggio. Si assume la piena responsabilità dell’accaduto, che rivendica, il ministro della Difesa Israel Katz: «ho dato istruzioni all’Idf di agire affinché la Madleen non raggiunga Gaza – spiega candidamente. – All’antisemita Greta e ai suoi amici, dico chiaramente: dovreste tornare indietro, perché non raggiungerete Gaza». Il Ministero degli Esteri israeliano ha invece assicurato che la nave civile Madleen, dopo il dirottamento, “sta dirigendosi in sicurezza verso le coste di Israele. È previsto che i passeggeri tornino nei loro Paesi“.

A bordo dell’imbarcazione, oltre agli aiuti umanitari, ci sono 12 civili non armati, cittadini di Germania, Francia, Brasile, Turchia, Svezia, Spagna e Paesi Bassi: a confermarlo è anche l’eurodeputata francese Rima Hassan, tra i prigionieri nella nave. Rispondendo a Katz, la parlamentare di La France Insoumise assicura che “resteremo mobilitati fino all’ultimo minuto, finché Israele non taglierà internet e le reti”, ma evidenzia un punto cruciale: “nessuno Stato ha risposto” alle richieste di aiuto degli attivisti, mentre “a Israele viene permesso di agire impunemente“.
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Il precedente: droni israeliani attaccano la Conscience
Non è la prima volta che la Freedom Flotilla finisce nel mirino di Israele. Lo scorso 2 maggio la nave Conscience dell’ong è stata attaccata da droni mentre si trovava in acque internazionali. L’imbarcazione si stava dirigendo verso Malta, dove sarebbe salito a bordo un gruppo di attivisti diretti a Gaza (fra questi anche Thunberg). Mentre Israele si è rifiutato di commentare l’accaduto, la CNN ha confermato che, durante le ore dell’attacco alla nave, un C-130 Hercules dell’aviazione israeliana sorvolava le acque maltesi.

In quell’occasione, i droni avevano attaccato la parte anteriore della nave, provocando un incendio, danneggiando lo scafo e prendendo di mira il generatore, mettendo la nave a rischio di affondamento. Dopo l’attacco, le autorità maltesi hanno bloccato l’accesso alla nave e impedito a un convoglio inviato dalla Freedom Flotilla di fornire assistenza alle persone a bordo per due giorni. Secondo l’ong, i ritardi nei soccorsi e i continui inviti ad abbandonare la nave rivolti all’equipaggio avrebbero indicato una chiara strategia di sequestrare l’imbarcazione con gli aiuti a bordo.
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Israele ha bloccato l’ingresso di tutti i camion con aiuti umanitari nella Striscia lo scorso 2 marzo, mentre il blocco navale di Israele è attivo dal 9 ottobre 2023. Come sia successo, che uno Stato possa impunemente attaccare un convoglio umanitario in barba a qualsiasi diritto internazionale? «Le cosiddette convenzioni internazionali qui proprio non si sa nemmeno cosa siano – ha denunciato anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che punta il dito contro le organizzazioni internazionali, ONU in primis. – Forse è anche il tempo di aggiornare queste convenzioni […] e chiedersi cosa fare nel caso in cui le convenzioni non vengono rispettate».

Secondo il ministro degli Esteri italiani Antonio Tajani, invece, “il problema è che loro hanno cercato di entrare in acque territoriali israeliane con una manifestazione provocatoria. Una piccola imbarcazione non poteva portare grandi aiuti. Era soltanto una manifestazione politica“.
CREDITI DELLA FOTO DI COPERTINA: EPA/FREEDOM FLOTILLA COALITION