DEMON COPPERHEAD

Demon è un orfano della Lee County, nato e cresciuto nella Virginia abbandonata alla crisi degli oppioidi: un bambino già nato senza speranza, in cui brucia una fiamma di vita così ardente che non potrete far altro che amarlo. E tifare per lui, fino alla fine

Demon Copperhead è uno di quei libri che segnano un momento spartiacque nella vita di un lettore: esiste un “prima” e un “dopo”, come succede con tutti i grandi classici. E questo romanzo, vincitore del Premio Pulitzer 2023, un grande classico è destinato a diventarlo: perché, senza stare a girarci intorno, è un capolavoro assoluto. Nato dalla penna di Barbara Kingsolver, che scrive in modo così poetico, immersivo e incantevole da dare la sensazione che terminato questo sarà impossibile riabituarsi a leggere qualunque altra cosa, Demon Copperhead è ispirato al David Copperfield di Charles Dickens e racconta la storia di Demon, un bambino nato negli anni ‘90 nella Lee County, in Virginia, alle pendici dei Monti Appalachi. Sua madre, single e giovanissima, è tossicodipendente e sola al mondo: fin da bambino Demon (che viene chiamato “Copperhead”, “testa di rame”, dal serpente omonimo che aveva dato il soprannome al padre che non ha mai conosciuto) sa che dovrà convivere con una mamma che ama ma che non sa prendersi cura di se stessa, figuriamoci di lui; dovrà vederla entrare e uscire dalla riabilitazione, fare scelte sbagliate, mettersi di fianco uomini violenti; sa che tutte le conseguenze delle sue decisioni irresponsabili ricadranno su di lui, ma non è che un bambino e, benché non conosca il significato della parola “resilienza”, proprio di questo termine diventa esempio lampante. Demon è una voce narrante luminosa che si fa amare fin dalle prime pagine: un bambino e poi un ragazzo che finisce in pasto al sistema dell’assistenza sociale, professionisti sottopagati e sottostimati dal Governo che avranno l’arduo compito di trovargli una casa famiglia, un posto dove stare che tuttavia “casa” potrebbe non diventarlo mai. Una vittima di un sistema ingiusto e un personaggio sfaccettato, così profondamente umano, così buono, così vero, anche nelle sue scelte sbagliate. Un bambino che sa che dovrà guadagnarsi da vivere anche se non arriva nemmeno ai pedali della macchina, che è consapevole dell’ingiustizia che colpisce non solo lui ma anche tutta la sua gente. Un giovane che è “nato con la camicia” e che ha un’unica certezza: per via del modo in cui è stato partorito “non potrà mai morire affogato”. E allora sogna l’oceano, che diventa metafora di libertà, di rinascita, di lieto fine. Demon Copperhead affronta tematiche delicate con sincerità talvolta crudele e diventa un’aperta denuncia politica: racconta l’epidemia di oppioidi – Oxycontin, Fentanyl e una serie di antidolorifici a base di oppio lanciati e distribuiti come farmaci qualunque da case farmaceutiche di dubbia moralità – che ha colpito il Paese alla fine degli anni Novanta e che si è lasciata dietro le spalle una generazione di orfani. Ma non solo: Kingsolver impone con il suo romanzo una riflessione sulle vite di coloro che lo Stato stesso relega a invisibili, emarginati. Perché un’epidemia di questo tipo colpisce più duramente laddove regna l’indifferenza delle autorità sanitarie e del Governo. Edito Neri Pozza, Demon Copperhead è il racconto amaro e luminoso di una generazione perduta per cui il “sogno americano” è solo roba da film, o da fumetti; fumetti che sono l’unico appiglio, l’unica salvezza per un bambino che attraverso la sua matita disegna un mondo in cui veri cattivi vengono sconfitti da veri eroi. Un mondo che, girata l’ultima pagina, avrete tanta voglia di salvaguardare.

FOTO: SHUTTERSTOCK