Lo spettacolo delle luci si manifesta intorno al polo magnetico terrestre ed è maggiormente visibile nei mesi compresi tra novembre e febbraio

L’essere umano è sempre stato attratto e intimidito dai grandi fenomeni naturali e, benché in larga parte questi siano stati ormai spiegati dalla scienza, è impossibile non rimanere affascinati davanti a spettacoli come l’aurora polare. Luci brillanti che spaziano dal verde fluorescente al giallo, dall’azzurro al viola, e danzano nel cielo incantando gli spettatori con il naso all’insù, nelle aree degli emisferi più vicine ai poli magnetici terrestri. 

Per assistere allo spettacolo dell’aurora polare, bisogna prima sapere dove andarla a cercare: le luci “compaiono” in un’area a forma di anello chiamato “ovale aurorale” che si sviluppa entro un raggio di circa 2.500 chilometri dai poli magnetici terrestri. I Paesi in cui è più facile assistere allo spettacolo delle Luci del Nord sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia, Lapponia, e Scozia (perlopiù nelle isole Shetland e nelle Orcadi). Tra gli osservatori privilegiati ci sono anche Canada, Groenlandia e Alaska, ma sono più difficili da raggiungere. 

Per quanto riguarda le Luci del Sud, vederle è più complicato (e sono infatti meno famose): l’aurora nell’emisfero meridionale del Globo di fatto esiste, ma si verifica principalmente sopra l’oceano o in posti difficilmente raggiungibili. Le luci appaiono in Antartide e in alcune parti di Nuova Zelanda, Australia e Tasmania e vengono chiamate “aurora australe”. 

Il fenomeno dell’aurora polare si verifica per via del Sole: durante le grosse esplosioni ed eruzioni solari vengono rilasciate enormi quantità di particelle che, quando incontrano il campo magnetico terrestre, entrano in contatto con gli strati superiori dell’atmosfera e danno vita allo spettacolo delle Luci nel cielo. La spiegazione scientifica, a suo modo affascinante, non può nulla contro i miti e le leggende nati dalle popolazioni locali e tramandati nel tempo fino a raggiungere i giorni nostri; tutti sappiamo che gli scienziati hanno ragione ma immersi nel buio, con gli scarponi affondati nella neve e il viso illuminato dalla scia brillante e inspiegabile apparsa nel cielo, così vicina che sembra di poterla toccare, è difficile non lasciarsi trascinare dalle storie sussurrate dagli autoctoni.
I Sami, antico popolo della Lapponia, la chiamano “Guovssahasat”, “luce della sera”: secondo loro, altro non è che la manifestazione delle anime dei defunti, in viaggio verso l’aldilà. Per questo, al comparire dell’aurora boreale, assumono un atteggiamento rispettoso e rimangono in assoluto silenzio: è proibito fischiare, applaudire o indicare le scie luminose per non offendere gli spiriti. In Finlandia invece, l’antica parola per definire l’aurora è “Revontulet”, che significa sia “fuochi di volpe” sia “incantesimo”. Sono due leggende che si incontrano: la volpe di fuoco è un animale leggendario nei Paesi del Nord, dotato di una coda magica che, urtando la neve che ricopre le montagne, fa scaturire milioni di scintille che si innalzano verso il cielo; perciò secondo gli autoctoni le aurore non sono altro che tracce di magia, quella della volpe e quella causata dalle forze dell’oscurità e della luce che combattono le une contro le altre nei cieli sopra le loro teste. In Norvegia, i Vichinghi pensavano invece che le luci fossero il riflesso dei raggi del sole rimandato dagli scudi delle Valchirie, formidabili guerriere in sella a cavalli alati che venivano mandate da Odino a recuperare le anime dei condottieri caduti in battaglia, per scortarli nel Valhalla. E ancora, in Groenlandia, gli Inuit ritengono che le luci del Nord siano le anime dei bambini morti alla nascita, intenti a giocare nel cielo. Anche i nativi americani avevano una leggenda molto simile: ritenevano che le aurore fossero le anime dei morti che correvano a cavallo e giocavano tra loro. 

Esistono leggende legate a questo fenomeno anche in zone più meridionali dell’Europa: nelle rare occasioni in cui le luci polari sono state avvistate dalle antiche popolazioni di Francia, Grecia e Italia, erano sempre di colore rosso. Pertanto erano diventate simbolo di cattivo auspicio: sembra che le luci rosse dell’aurora abbiano tinto il cielo durante la guerra franco-prussiana tra il 1870 e il 1871, proprio mentre i campi di battaglia diventavano rossi per via del sangue dei soldati caduti, e che il fatto si sia ripetuto durante la Guerra civile americana e la Rivoluzione francese. Esattamente al contrario, in estremo Oriente, le aurore, molto difficili da vedere, sono simbolo di fortuna: si ritiene che un bambino concepito sotto la luce dell’aurora sarà un adulto predestinato a grandi successi.

In ogni caso, che siano di buon o di cattivo auspicio, assistere allo spettacolo dell’aurora boreale è un’esperienza indimenticabile. Esistono periodi migliori di altri per organizzare un viaggio alla scoperta delle Luci del Nord: sono maggiormente visibili nei mesi compresi tra novembre e febbraio e, per quanto riguarda l’annata, bisogna considerare che il sole ha un ciclo di attività che dura 11 anni caratterizzato da picchi di massima e minima attività solare. L’ultimo è iniziato – da comunicazione ufficiale della NASA – nel settembre del 2020. Il 2023 è un anno particolarmente fortunato: una recente esplosione geomagnetica ha causato una delle tempeste solari più forti degli ultimi 20 anni, tanto che a fine aprile in diverse località si è potuto assistere all’aurora boreale. Siamo dunque in un momento di espansione del fenomeno, che probabilmente proseguirà per i prossimi tre anni raggiungendo il picco solare nel 2026, quando comincerà la ridiscesa. Per quanto riguarda la durata, nei cieli del Nord è variabile e dipende molto dal vento solare: ci sono aurore che variano d’intensità ma resistono nel cielo per tutta la notte, e altre che invece compaiono e scompaiono in qualche minuto. 

Alcuni dei luoghi migliori in cui organizzare un viaggio a caccia di luci sono, in Islanda: il Parco Nazionale di Thingvellir, il canyon di Asbyrgi, il monte Kirkjufell e i fiordi occidentali. In Norvegia invece i luoghi da cui si può godere di più del fenomeno sono le isole Svalbard e le città di Alta e Tromso. In Svezia una meta interessante può essere il Parco Nazionale di Abisko e la città di Kiruna, la più settentrionale del Paese. Altrimenti, molto consigliata nel periodo prenatalizio è la Lapponia: qui si può assistere allo spettacolo dell’aurora boreale nella città di Rovaniemi e, per l’occasione, visitare anche il Joulupukin Pajakylä, il villaggio di Babbo Natale (dove sarà possibile incontrare Santa Claus, visitare il suo studio e l’ufficio postale dove ogni anno arrivano lettere dai bambini di tutto il mondo). 

Che si decida di organizzare da soli oppure di affidarsi a un tour organizzato, un viaggio verso il Polo sulle tracce delle luci dell’aurora è un’esperienza indimenticabile destinata a rimanere impressa per sempre nel cuore dei viaggiatori.